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Jim Hall: il poeta dell’essenziale #1

Jim Hall nacque nella città di Buffalo, New York, il 4 Dicembre del 1930 da una famiglia di musicisti: la madre, infatti, suonava il piano, suo nonno il violino e suo zio la chitarra; Jim nutrì subito una grande curiosità verso la musica e a 10 anni iniziò ad avvicinarsi alla chitarra, quando la madre gliene regal

Jim Hall nacque nella città di Buffalo, New York, il 4 Dicembre del 1930 da una famiglia di musicisti: la madre, infatti, suonava il piano, suo nonno il violino e suo zio la chitarra; Jim nutrì subito una grande curiosità verso la musica e a 10 anni iniziò ad avvicinarsi alla chitarra, quando la madre gliene regalò una per Natale. A soli 13 anni entrò nel suo primo gruppo strumentale e fu subito ispirato dal chitarrismo di Charlie Christian e Django Reinhardt. Continuando il suo studio nella sperimentazione musicale, alla fine delle scuole superiori si iscrisse  al “Clevaland Institute of Music” dove successivamente, nel 1955, si diplomò, studiando teoria musicale, piano e basso. Circa un anno dopo Hall decise di spostarsi a Los Angels, dove il “Cool Jazz” era in voga in quel periodo.Trasferitosi iniziò a dedicarsi, dal 1955 al 1956, alla chitarra classica ottenendo  una buona fama dopo essere entrato come chitarrista nel quintetto di Chico Hemilton. Nel 1957 il sassofonista Jimmi Giuffre lo invitò ad entrare a far parte del suo trio, con il trombonista Bob Brookmeyer. L’idea di Giuffre era quella di creare un trio che non avesse nessuna ritmica a tenere il tempo metronomico e dove l’improvvisazione e l’interplay fossero il motore trainante di questo nuovo esperimento, che si concretizzò con l’album “Western Suite”.
In un’intervista Hall affermò: “L’idea di Giuffre era quella di avere tre strumenti che improvvisassero linearmente“. E ancora: “Sembrava che Giuffre fosse indifferente nell’avere o no un bassista o un batterista. Disse che gli strumenti dovevano sostenersi ritmicamente da soli. Non fu facile suonare con lui ma è stata sicuramente la mia esperienza più stimolante“Questa nuova collaborazione permise a Jim di affinare il proprio stile sia dal punto di vista dell’arrangiamento e quindi della scelta di voicings consoni all’ ambiente del duo o trio, sia dal punto di vista dello scambio di fraseggi con gli altri musicisti. Da qui la sua carriera ebbe un grande salto in avanti, infatti, fu chiamato subito ad insegnare alla “Lenox School of Jazz” nel 1959. Tante soddisfazioni arrivarono poco tempo dopo.
Nello stesso anno, Jim Hall, prese parte al “Jazz at the Philarmonic”, un tour di concerti jazz e incisioni prodotte da Norman Granz. Sempre nel 1959 collaborò con il sassofonista Ben Webster, con Bill Evans, con Paul Desmond (fino al 1965); nel 1960, dopo essersi trasferito a New York, girò l’Europa con la grandissima Ella Fitzgerald, nel 1960 lavorò con il sassofonista Lee Konitz, nel 61′ con Sonny Rollins e con il trombettista Art Farmer dal 1962 al 1964.Tutte queste grandiose collaborazioni permisero a Hall di creare uno stile personale e ricercato sia dal punto di vista del fraseggio che del suono. In particolare l’amicizia e lo scambio musicale con Sonny Rollins portarono Hall alla ricerca di una sua identità musicale ispirata anche dalle caratteristiche timbriche e improvvisative dei fiati. In un’intervista Hall dichiarò: “Sebbene non abbia mai avuto occasione di suonare con Lester Young, quello è il suono a cui aspiro“.Di importanza rilevante fu un fatto accaduto durante il tour con Ella Fitzgerald in America Latina; Jim Hall, infatti, fu molto colpito dalla musica locale di Rio De Janeiro e, alla fine del tour decise di trattenersi altre sei settimane per studiare un nuovo stile che si stava affermando con rapidità in qui luoghi: la Bossa Nova. Questo fatto è la testimonianza di quanto la sperimentazione fosse un elemento chiave e indissolubile nello stile di questo autentico chitarrista jazz; infatti alcune influenze brasiliane si fanno sentire negli album con Sonny Rollins “What’s New?” del 1962 e con Paul Desmond “Take Ten” e “Bossa Antigua” del 1963.Nel 1962 fu leader del trio con il pianista Tommy Flanagan e il contrabbassista Ron Carter (con l’aggiunta di Red Mitchell nel 1965). Nel 1965 sposò Jane, psicoanalista e valente autrice di brani, con cui abitò nel Greenwich Village. Possiamo ricordare una delle sue più importanti apparizioni televisive nel “The Merv Griffin Show”, dove Jim suonò con l’ormai amico Bob Brookmayer.Jim Hall non fu soltanto un padre per il jazz moderno, ma è considerato a livello planetario come un musicista ed arrangiatore di inestimabili qualità. Basti pensare che lavorò attivamente alla composizione, all’arrangiamento e realizzazione di numerosi progetti in duo con Bill Evans (in particolare nei dischi Undercurrent e Intermodulation) e Ron Carter (nell’album dal vivo del 1972 “Alone Together”), dove le doti improvvisative e musicali dell’artista furono ampiamente apprezzate e analizzate come punto di riferimento.Come già accennato, ogni collaborazione fu per l’artista una sfida, un volersi mettere in gioco, ma soprattutto una sperimentazione continua, volta ad un’apertura verso nuove contaminazioni da altri stili. Di grande successo, infatti, fu il disco nel 1975 “Jim Hall Live!”, con Don Thompson e Terry Clarke: in questo album Jim Hall sfoggiò uno stile sempre moderno, caratterizzato da un jazz arricchito da frasi tipiche del Blues. L’apertura musicale di Hall fu talmente grande che negli anni successivi lavorò con il violinista classico Itzhak Perlman e  il pianista George Shearing ( in “It’s a Breeze” del 1981), questo a sottolineare quanto la sua idea di musica fosse veramente ispirata a un modello a trecentosessanta gradi.Il suo progetto con Mitchell e Ron Carter continuò fino al 1985. Il chitarrista statunitense fu continuamente chiamato a condurre seminari in tutto il mondo, grazie alle sue doti comunicative e al desiderio di condividere con altri le sue esperienze. Per questa ragione egli cercò di coinvolgere, nelle sue incisioni e dal vivo, musicisti di diverse estrazioni: da Joe Lovano a Kenny Barton, da “The New York Voices” a Zoot Sims a Petrucciani.Negli anni ’90 Hall continuò a lavorare ad incisioni e tour in tutto il mondo. La maggior parte di queste collaborazioni furono concretizzate in veri e propri album, come i numerosi “duets” con Pat Metheny. Il suo gruppo incluse artisti del calibro di Billy Stewart, Andy Watson, Steve La Spina, il bassista Scott  Colley e Gil Goldstain (dal 1985 al 1983) e il tastierista Larry Goldings; alle volte, nelle registrazioni, fu presente Chris Potter al sax tenore. Tutti questi artisti apparirono nel video “Master Sessions with Jim Hall” del 1993.Hall inoltre collaborò con colleghi di fama internazionale quali l’amico Michel Petrucciani nel trio con Wayne Shorter del 1986 e con il visionario Bill Frisell. Nel 1990 apparì nel famosissimo “JVC Jazz Festival New York” con artisti quali Pat Metheny e John Scofield. Da qui nacque una profonda amicizia con Pat , che dividerà in diverse occasioni il palco con l’artista e nel 1994 i due incideranno insieme un album completo.Dal 1996 Jim Hall ritornò in Europa per affiancare il quartetto del sassofonista Joe Lovano. Numerosi furono i premi e riconoscimenti ricevuti durante la sua carriera prodigiosa: nel 1997 Hall ricevette il “New York Jazz Critics Awards” come migliore compositore e arrangiatore jazz, che fu sicuramente la maggiore onorificenza fatta per la sua grande attività e contributo all’innovazione e ricerca nell’ambito jazzistico moderno. La sua composizione per quartetto jazz e quartetto classico”Quartet Plus Four” fu premiata con il “Jazzpar Prize”.Il suo pezzo orchestrale più recente è un concerto per chitarra ed orchestra, presentato nel 2004 con la Baltimore Symphony Orchestra al “First World Guitar Congress” del Marylan, un prestigioso congresso di celebrazione al chitarrismo moderno. Altro premio alla carriera gli fu assegnato nel Gennaio del 2004, il “NEA Jazz Master Fellowship”.Nel discorso di premiazione emerse l’animo umile e altruista dell’artista: “Chi ha ricevuto questo premio in passato è considerato simbolo di pace e amore nel mondo e un esempio da imitare per tutti i governi. Sono onorato di essere considerato un portatore di pace“. Non a caso il pezzo orchestrale con cui vinse il concorso del 2004 fu intitolato “Peace Moment “.Jim Hall fu uno dei primi artisti a far parte dell’etichetta ArtistShare con l’album “Magic Meeting” del 2005. Altro famoso lavoro prodotto dalla stessa casa discografica fu il disco nel 2008 “Hermisphere” con la collaborazione di nomi quali Bill Frisell, suo ex studente, con Scott Colley al basso e Joey Baron alla batteria. Hall continuò la sua attività in un progetto intitolato “The Live Project”. Il suo desiderio primario rimase però l’insegnamento e la comunicazione, così tramite ArtistShare rilasciò numerose interviste con altri musicisti riguardanti le sue ultime influenze.Hall,nel 2010, decise di sperimentare nuovi territori, così con il batterista Joey Baron realizzò un album in duo dal titolo “Converstations”, contente anche un inserto delle registrazioni “coming to life” ovvero dell’intero processo di incisione, per gli amanti del genere. Nello stesso anno si esibì anche in Italia, e più precisamente all’Eddie Lang Jazz Festival di Monteroduni dove propose il suo celebre pezzo “Careful” insieme al maestro italiano Enrico Pieranunzi, in una veste più moderna rispetto alla prima incisione del 1959. Nel 2012 si esibì al “Blue Note” di New York City e a numerosi festival negli Stati Uniti e in Europa.
Morì il 10 dicembre 2013.Vanny Tonon
tratto dalla tesi di laurea “Jim Hall: il poeta dell’essenziale” di Vanny Tonon

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