HomeStrumentiChitarra - DidatticaJazz On! – Gli intervalli #3

Jazz On! – Gli intervalli #3

Bentrovati a tutti i MusicOffili, siamo giunti al terzo capitolo del nostro piccolo studio sugli intervalli, finora abbiamo visto come costruire delle linee basate essenzialmente su coppie di intervalli ed ora è giunto il momento di arrivare a creare pattern più complessi che possano dar vita a vere e proprie frasi d

Bentrovati a tutti i MusicOffili, siamo giunti al terzo capitolo del nostro piccolo studio sugli intervalli, finora abbiamo visto come costruire delle linee basate essenzialmente su coppie di intervalli ed ora è giunto il momento di arrivare a creare pattern più complessi che possano dar vita a vere e proprie frasi da incorporare nel nostro linguaggio improvvisativo. Ascoltando alcuni grandi chitarristi jazz moderni si sente spesso la tendenza a costruire queste sequenze più o meno complesse.
Prendiamo ad esempio questa linea utilizzata molto spesso (e in diversi contesti armonici) dal chitarrista Kurt Rosenwinkel:Essa si basa su una pattern di tre intervalli: 4a ascendente, 2a ascendente, 4a discendente. Questo pattern si ripete portando avanti un fraseggio diatonico ma molto angolare. La frase inizia con un Ab, settima minore dell’accordo di Bbm7. Essendo qui in un contesto più modale avremmo potuto iniziare anche da altri gradi dell’accordo ottenendo effetti armonici differenti.
Un’altra frase interessante è questa che sfrutta un altro pattern di tre intervalli ma muovendosi, stavolta, su una cadenza ii-V-I.Qui il pattern è: 4a ascendente, 2a discendente, 3a ascendente. Si tratta quindi di un pattern diatonico che si muove all’interno della tonalità di F maggiore. È importante, come sopra, andare ad ascoltare attentamente quali chord tones suoniamo sulle nostre linee.
Ecco invece un’altra linea basata su una sequenza di 4 intervalli che suoneremo su un accordo di GMaj7 o Em7:La sequenza di intervalli è: 3a discendente, 2a ascendente, 3a ascendente, 3a ascendente. È interessante notare che all’interno di questa linea suoniamo una serie di triadi diatoniche nella tonalità di G maggiore: le linee di intervalli sono anche un sistema molto pratico per incorporare un fraseggio triadico nelle nostre improvvisazioni!Finora abbiamo visto solo linee diatoniche che lavoravano bene e intuitivamente all’interno dell’armonia: facciamo adesso un paio di esempi di linee cromatiche. Il primo esempio gira su una cadenza IIm7-V7alt.Questa sequenza è composta dai seguenti intervalli: M2 discendente, P4 ascendente, M2 discendente e M3 ascendente. Provate a registrare i voicings riportati nel rigo inferiore e suonarci sopra questa linea. Sentite come alcune note sono perfettamente cordali e consonanti mentre altre si allontanano dall’azione gravitazionale dell’accordo e/o della tonalità.L’ultimo esempio è una linea con due sequenze cromatiche su una cadenza iim7-V7-IMaj7 in G maggiore.I primi 8 sedicesimi sono suonati sull’accordo di Am7 e seguono la sequenza: m3 discentente, M3 discendente, P 4 discendente, M2 discendente. Il pattern viene poi ripetuto esattamente una terza minore sopra sull’accordo di D7. La sequenza successiva (P5 ascendente e M3 discendente) è suonata sull’accordo di GMaj7.
Da un punto di vista prettamente armonico è come se sul secondo beat si sovrimponesse nuovamente un accordo D7b9#11 per poi tornare nuovamente su GMaj7 e chiudere con una linea non sequenziale.Questa analisi delle linee di intervalli che abbiamo appena fatto richiede un leggero sforzo intellettuale che non deve, almeno a mio avviso, essere compiuto mentre si sta suonando ma in una fase precedente di studio a cui deve seguire il lavoro di integrazione delle frasi nel proprio fraseggio fino al punto in cui esse suonano fluide e naturali nella nostra testa e sotto le dita. Una volta afferrato il metodo di lavoro provate a costruire da soli le vostre sequenze e divertitevi a cercare la varietà ritmica che renderà il tutto molto più autentico e personale!
Va sottolineato che un abuso di simmetrie all’interno di un solo può diventare stucchevole quindi vi incoraggio a cercare di costruire anche linee articolate che mutino le sequenze al loro interno, come accade nel quinto esempio.Nel prossimo articolo suoneremo e analizzeremo un breve solo costruito utilizzando parzialmente questo approccio.
Buon lavoro e buon divertimento a tutti!

Gianni Salinetti