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Il rapporto con i colleghi

La convivenza tra musicisti è da sempre abbastanza problematica. Pensate a quanti gruppi si sciolgono o sostituiscono elementi. A volte è talmente arduo stare insieme che "scoppiano" anche gruppi molto famosi che, a conti fatti, non potrebbero che trarre evidenti benefici dal lavorare insieme.Il nostro lavoro, in que

La convivenza tra musicisti è da sempre abbastanza problematica. Pensate a quanti gruppi si sciolgono o sostituiscono elementi. A volte è talmente arduo stare insieme che “scoppiano” anche gruppi molto famosi che, a conti fatti, non potrebbero che trarre evidenti benefici dal lavorare insieme.
Il nostro lavoro, in questo aspetto, è certamente simile ad altri (quanta gente si lamenta dei colleghi in ogni ambiente…), ma nel nostro caso credo che le difficoltà siano leggermente più accentuate. Il motivo è probabilmente insito nel carattere che ha portato ogni musicista ad affrontare un lavoro così “non convenzionale”. In parole povere una persona troppo remissiva non è certo adatta a fare il musicista e quindi preparatevi a trovare “ossi duri” tra i vostri colleghi!Veniamo comunque agli aspetti pratici partendo dai primi contatti in sala prove. Anche con i colleghi vale sicuramente molto di quello che ho detto per il comportamento da tenere con l’artista o gruppo che ci ha assunto (vedi Il rapporto con l’artista, NdR).
Certamente ci sono delle differenze: in questo caso il musicista che ci è accanto non è il nostro datore di lavoro e questo ci mette sullo stesso piano in quanto a scelte artistiche e musicali, ma credo comunque che una buona dose di umiltà aiuterà a farci benvolere e quindi a rimanere attivi professionalmente nel corso degli anni.
Cerchiamo quindi di essere onesti ed autocritici sulle nostre capacità e comportiamoci di conseguenza. Se, ad esempio, ci fosse nel gruppo un musicista che suona il nostro stesso strumento (magari anche più bravo di noi) dovremmo affidare a lui le parti più difficili, nel caso in cui la nostra esecuzione non fosse perfetta.
Pensiamo sempre allo spettacolo nel suo insieme e non all’ostentazione delle nostre capacità! Se, altro esempio, un certo ambiente musicale avesse bisogno di più strumenti di quelli che effettivamente sono disponibili, cerchiamo di sacrificare le parti meno importanti anche se originariamente erano destinate a noi e riarrangiamo il nostro strumento ponendolo al servizio della musica. A me è capitato svariate volte di fare con la chitarra parti originariamente destinate a pianoforte, archi, sezioni di fiati, organi e ultimamente anche una parte di oboe! 

Una regola basilare della sala prove è comunque quella di non entrare in argomenti che non ci competono e, nel caso trovaste necessario dire la vostra opinione sulle parti di altri strumenti (ad esempio su una ritmica di batteria o un rivolto di un accordo del pianoforte) sarà bene farlo in separata sede e non davanti al datore di lavoro. E’ certamente un ottimo segno di professionalità ritrovarsi per mettere a punto le parti di arrangiamento senza la presenza di tutto il gruppo o dell’eventuale artista. L’incontro privato sarà la sede dove potrete “litigare” (si fa per dire) ed esprimere al meglio le vostre idee, evitate invece discussioni davanti all’artista, anche se avete effettivamente ragione e trovate qualche difetto importante nella parte di un collega. Vi assicuro che alla lunga questo tipo di comportamento non vi porterà alcun beneficio.

E’ infatti risaputo che in certi ambienti ci si lavora non solo per le virtù professionali (che ovviamente non devono mancare… sennò che professionisti siete!), ma anche e soprattutto per quelle umane. Sarà quindi importante che riusciate a stabilire un buon rapporto con gli altri musicisti, anche e soprattutto nella fase successiva a quella degli spettacoli dal vivo, in modo da riuscire ad unire l’utile al dilettevole.
Le tournée di tutti i livelli hanno troppi tempi morti per convivere a stretto contatto con persone con cui non andiamo d’accordo. La cosa è ovviamente più rilevante nei tour di un certo livello (che prevedono lunghi spostamenti, alberghi, day-off, etc.), ma se ci pensate bene anche in una semplice serata in un locale a qualche decina di Km da casa si sta insieme per 8/10 ore per suonarne un paio. Quelle ore di viaggi, pasti e attese in generale rischiano di essere determinanti per eventuali contratti futuri.

Un’ultima regola è quella di non criticare mai i colleghi in loro assenza. Se proprio un musicista non lo apprezzate potete evitare di parlarne, ma credo che un professionista competente e sicuro di sé non debba perdere tempo in critiche futili e chiacchiere mai costruttive. Tenete bene a mente che l’ambiente musicale è sempre abbastanza ristretto e le voci girano in fretta; se siete uno di quelli che parlano male dei colleghi vi assicuro che sarete presto bersaglio di tutte le peggiori critiche e infamie… con conseguenze immaginabili.
Forse alcune di queste mie considerazioni possono apparirvi banali (e probabilmente lo sono), ma il punto che vorrei farvi focalizzare è la necessità di un buon feeling con i vostri colleghi non solo dal punto di vista musicale. Ho visto troppi bravi musicisti “lasciati a casa” a causa del loro carattere e vorrei invitarvi a non affidare tutta la vostra carriera al solo talento artistico e tecnico. Non fatevi ingannare da atteggiamenti divistici che si leggono in alcune colorite biografie: tenete presente che spesso certi brutti aspetti del carattere sono venuti fuori dopo il grande successo, oppure si trattava di personaggi con un talento davvero unico al mondo (un esempio su tutti Jaco Pastorius), che non poteva certo essere offuscato da qualche difetto caratteriale.

Adesso mi rivolgo a te che pensi di avere un talento così unico, così speciale e innovativo che ti puoi permettere di litigare con tutti: mi spieghi cosa ci fai qui a leggere questi miei articoli?!? Ti garantisco che non hai bisogno dei miei consigli e, anzi, se ti serve un chitarrista… scrivimi! 🙂

Alla prossima puntata MusicOffili!Carlo “ballantine” BallantiniCarlo Ballantini Website