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I modi – 1° parte

Vista l'incredibile richiesta di informazioni relative ai modi, alle dovute e necessarie modalità di apprendimento e, soprattutto, alla perseverante confusione che questo "caldo" argomento porta con se, ho deciso di preparare un bel thread ricco di informazioni per affrontare, in maniera semplice ed efficace, questo s

Vista l’incredibile richiesta di informazioni relative ai modi, alle dovute e necessarie modalità di apprendimento e, soprattutto, alla perseverante confusione che questo “caldo” argomento porta con se, ho deciso di preparare un bel thread ricco di informazioni per affrontare, in maniera semplice ed efficace, questo spinoso, ma estremamente stimolante, argomento.
Questa è la prima parte della lezione con un primo apporoccio introduttivo più uno specifico capitolo di Luoghi comuni, falsi miti e generalizzazioni.
Pronti? GO!• Cosa sono i modi?

Come premessa, c’è da dire che il nostro orecchio, artrofizzato da oltre 3 secoli di tradizione prettamente tonale, tende a relegare tutto il mondo armonico (o quasi) in due precisi binari:
1) il modo maggiore
2) il modo minore
Ritroviamo questi due modi perfettamente intatti anche in un contesto modale, dove per semplicità (questa definizione non è propriamente corretta, ma non andremo in questa sede a spiegare il perché) sono chiamati modo Ionico e modo Eolio, ma possiamo contare sul prezioso supporto di altri cinque modi: dorico, frigio, lidio, misolidio, locrio (perché anche “l’ocrio”… vuole la sua parte =D)

Tanto per sfatare subito un noto luogo comune, c’è da dire, con sorpresa di molti che i modi non sono scale!!!
“Oh mamma mia!” griderà subito qualcuno, ma eccoci pronti ad una chiara e repentina delucidazione.
I modi, e tutto il mondo modale, sono sostanzialmente un concetto armonico con delle regole molto ben definite e delle gerarchie estremamente selezionate.
Ciò significa che prendere una sequenza di note in maniera “scalare” e suonandola su un determinato accordo, non ci darà la percezione modale che vogliamo raggiungere, ma sarà semplicemente un paliativo molto poco efficace. Una sorta di “surrogato” di ambienti tonali.
Confusi? Probabilmente sì, ma ora andiamo avanti.

• Luoghi comuni, falsi miti e generalizzazioni

Il mondo modale viene presentato, il più delle volte, con un sistema denominato a costanza di tonalità. Come funziona?

Prendendo in considerazione le note di Do Maggiore (o Do Ionico) avremo:
• Do Re Mi Fa Sol La Si Do
con la classica struttura di intervalli
• TTsTTTs

Ora, fatto questo esempio, se partissimo dal secondo grado avremo le note di Re Dorico:
• Re Mi Fa Sol La Si Do Re
con una struttura di intervalli
• TsTTTsT

E così via per Frigio, Lidio, Misolidio, Eolio e Locrio

Questo sistema, comunemente conosciuto come il “sistema dei tasti bianchi” (del pianoforte), benché possa sembrare di semplice e chiara comprensione, porta con se quattro fondamentali complicazioni ed inconvenienti:

1) Essendo la sensibilizzazione dell’orecchio al mondo modale il nostro scopo primario (che è veramente la chiave di volta per suonare modale), ci troviamo, con la situazione proposta qui sopra, a suonare sempre strizzando l’occhio ad un Do Maggiore e quindi sentire sempre un contesto prettamente “tonale”;
2) L’ambiguità della nomenclatura è un altro bel problema. Questo perché, con l’esempio suddetto, tendiamo ad usare nomi generici per i modi (quindi solo Dorico, Lidio, Eolio etc), quando è invece fondamentale specificare anche la tonica di riferimento. Quindi Do Ionico, Re Dorico, Mi Frigio etc;
Grande attenzione anche ad un altro particolare della nomenclatura; dire, ad esempio, Re minore Dorico è sbagliato. Il Dorico è un modo minore e non necessita quindi di un’ulteriore accezione minore. Stesso vale per Fa Maggiore Lidio, La minore Eolico, etc. Sono tutte nomenclature errate;
3) Nonostante possa sembrare molto semplice e chiaro, questo sistema è estremamente macchinoso e fruibile solo nel caso suddetto. Quindi sapremo suonare Dorico solo in Re, Lidio solo in Fa e così via. Limitante vero? 😉
4) Infine, questo tipo di organizzazione modale permettere l’uso dei modi solo all’interno della scala maggiore. Lo scopo invece è quello di avere un sistema elastico e versatile anche per tutte le varie possibilità modali, anche prendendo come riferimento altre strutture (armonica minore, melodica minore, etc);

Tanto per chiudere il cerchio dei luoghi comuni e sfatare diciture sostanzialmente errate (soprattutto per i chitarristi), sarà capitato a molti di sentire una frase del genere: “Re Dorico è una scala di Do che parte dal Re”.
Benché “formalmente e strutturalmente” corretta, questa frase porta con se un serio rischio; il rischio che si arrivi a pensare che per “sentire” il modo Dorico, sia sufficiente suonare in maniera ascendente e discendente una scala di Do che parte dal Re (quindi Re Mi Fa Sol La Si Do Re). Quello non è il modo Dorico, ma semplicemente una scala maggiore senza alcuna influenza modale.

Con questo terminiamo questa prima puntata, lasciandovi con molti punti di domanda e su cosa NON fare per un giusto approccio modale.
Entro breve arriverà la seconda parte con le tanto attese soluzioni e… diverse sorprese 😉
Stay tuned 8)