HomeStrumentiChitarra - SpecialBuffer: quando è utile davvero? – Pt.2

Buffer: quando è utile davvero? – Pt.2

Nel finale della prima puntata della nostra panoramica, abbiamo accennato al fatto che un cattivo buffer mal progettato o troppo economicamente realizzato, non porta alcun beneficio al nostro segnale, anzi, in certi casi estremi potrebbe addirittura peggiorarlo. In sostanza, aggiungere uno o più buffer non è “sempr

Nel finale della prima puntata della nostra panoramica, abbiamo accennato al fatto che un cattivo buffer mal progettato o troppo economicamente realizzato, non porta alcun beneficio al nostro segnale, anzi, in certi casi estremi potrebbe addirittura peggiorarlo. In sostanza, aggiungere uno o più buffer non è “sempre” la soluzione migliore!
Ogni situazione, infatti, andrebbe valutata attentamente per capire se viene generato o meno un effettivo beneficio dall’inserimento di questo dispositivo.
Possiamo dire che l’inserimento di un buffer rappresenta la soluzione più semplice, in quanto ci evita di dover fare una serie di prove per capire se nella nostra catena ci sia o no un deterioramento apprezzabile del segnale.

Infatti, il discorso fatto relativamente all’accoppiamento del segnale della chitarra col primo dispositivo nel quale infiliamo il jack, si ripete per ogni altro dispositivo aggiunto in catena fino all’amplificatore. Resta inteso che un buon circuito senza buffer ma ben progettato, ha tutto ciò che serve per poterne fare a meno e suonare felici lo stesso.Per ulteriore chiarezza va detto comunque che i circuiti a pedale negli anni sono stati equipaggiati con un buffer nello stadio di ingresso, posto prima dello stadio effetto e in certi casi anche in uscita. Si pensi ad esempio ai pedali Boss e Ibanez. Tutti gli stompbox delle due famose marche iniziano e finiscono con un buffer. In questi casi specifici, la presenza dei due buffer serve anche a migliorare il funzionamento del sistema di switching silenzioso a mosfet e, quando l’effetto è spento, i buffer sono comunque attraversati dal segnale.
In certi altri casi, i costruttori utilizzano un buffer in ingresso unito al sistema di switch true bypass. In questa soluzione il buffer è attraversato dal segnale solo quando l’effetto è acceso, mentre è completamente isolato dalla linea audio quando l’effetto è spento.L’inserimento di un ulteriore buffer tra chitarra e pedale o tra pedale e pedale, a questo punto, dipende esclusivamente dalla qualità del buffer aggiuntivo e da quanto siamo esigenti. Solo aggiungendo un dispositivo qualitativamente migliore si può ottenere un reale aumento delle prestazioni. Facciamo un esempio: il wah wah  Vox usato da J. Hendrix aveva un’impedenza di ingresso piuttosto bassa, sotto i 100 Kohm.
Non è un caso che si dovesse usare quasi obbligatoriamente a inizio della catena effetti. Nelle riedizioni moderne sia della Vox, che della Dunlop, i progettisti hanno inserito un buffer in ingresso proprio per migliorare questa condizione e permetterci di connetterlo opzionalmente anche in posizioni diverse della nostra catena. In molti modificano questi wha per renderli true bypass e, facendo questo, escludono la parte circuitale del buffer.
Questa è certamente una cosa lecita ma, di fatto, regredisce il circuito a 40 anni prima perché elimina tutto il beneficio ottenuto dall’innalzamento del valore di impedenza.Per verificare se il nostro segnale ha bisogno dell’aiuto di un buffer aggiuntivo o no, si possono fare una serie di misure elettriche che ci permettono di valutarlo.
Sfortunatamente, per fare queste misure servono alcuni strumenti di laboratorio che i più non possiedono. Non preoccupatevi però, non ci dobbiamo necessariamente trasformare tutti in ingegneri per suonare la chitarra!
Anche in questo caso, ci sono dei semplici rimedi che ci aiutano a capire se abbiamo bisogno di fare un upgrade al nostro sistema.Come detto in precedenza, lo stadio di ingresso valvolare è quello che offre l’impedenza di ingresso più alta tra le varie configurazioni non bufferizzate. Quando connettiamo semplicemente la chitarra all’amplificatore (a valvole), mettiamo il nostro segnale direttamente “nel posto giusto”, nel senso che il deterioramento dovuto al carico dello stadio di ingresso è così basso da potersi considerare trascurabile.
Possiamo prendere per riferimento questo suono, o meglio ancora registrarlo se lo ritenete opportuno, per capire se e quanto, aggiungendo dispositivi alla nostra catena effetti, ci allontaniamo da questa condizione. In caso affermativo, la presenza di uno o più buffer nei punti giusti della pedaliera potrebbe ridarci ciò che il passaggio nei giri tortuosi dei nostri circuiti, potrebbe averci gradatamente tolto.Come mi capita spesso di dire, ci sono delle linee di principio che valgono sempre, delle regole che se applicate, portano comunque ad un buon risultato. In assenza di dati esatti sulle reali condizioni di deterioramento del segnale però, potete tranquillamente affidarvi al vostro udito e al vostro buon senso.
Copiare pedissequamente una cosa può genericamente funzionare, ma se non si ha consapevolezza di quello che si sta realmente facendo, non è affatto detto che si possa giungere ad un reale beneficio. Pertanto è consigliabile armarsi di pazienza e fare delle prove, molto spesso ci si accorge di quanto sia semplice individuare il vero problema e risolverlo, con in più la soddisfazione di aver capito veramente cosa succede e perché.Quando assembliamo la pedaliera, cominciamo col verificare che il primo pedale non abbia un cattivo accoppiamento con la chitarra, basta provare il suono con l’effetto spento, per poi connettere il jack della chitarra direttamente all’amplificatore e comparare le due condizioni. Con questa semplice prova possiamo renderci conto se abbiamo bisogno di un aiuto oppure no.
Lo stesso discorso vale aggiungendo il secondo pedale, il terzo e così via. Ripetendo ad ogni aggiunta questo semplice test, è piuttosto semplice scoprire se c’è un problema e soprattutto quando e perché si verifica. Certamente questo semplice trucco richiede tempo, silenzio e molta pazienza, ma il risultato è certo.Per completezza, e come accennato all’inizio, anche la bontà dei cavi, delle connessioni e dei dispositivi di switch apportano un loro contributo al problema del deterioramento del segnale. In genere, buoni cavi, buone connessioni e buoni switch hanno un’influenza quasi trascurabile su questo problema. Certo è che se in pedaliera avete venti pedali, oppure usate cavi da venti metri tra la pedalboard e amplificatore, le cose potrebbero cambiare sensibilmente.I più di voi che faranno questi semplici test scopriranno quasi certamente di avere un deterioramento del segnale nel loro routing. Prima però di ricorrere a metodi drastici, cercate di valutare se e quanto questo deterioramento condiziona il vostro suono e la vostra tranquillità nel suonare.
Spesso ci si rende conto di essersi fatti troppi problemi per situazioni che realmente non sono poi così gravi. Suonare tranquilli e soddisfatti del proprio sistema è un fatto davvero molto importante, ma non dimentichiamo mai che tutto ciò di cui discutiamo deve servire per suonare meglio e non per… suonare meno!Costantino Amici – Costalab