HomeMusica e CulturaDischi & LibriBraschi & JD Foster – Richmond

Braschi & JD Foster – Richmond

Non molto tempo fa avevamo avuto modo e piacere di analizzare il primo Lp del musicista romagnolo Federico Braschi intitolato "Storia Di Una Corsa" ed uscito nell’estate del 2013 per l’etichetta italiana Brutture Moderne. Un disco niente male, ricco di spunti interessanti e per nulla acerbo. A distanza di pochi mes

Non molto tempo fa avevamo avuto modo e piacere di analizzare il primo Lp del musicista romagnolo Federico Braschi intitolato “Storia Di Una Corsa” ed uscito nell’estate del 2013 per l’etichetta italiana Brutture Moderne. Un disco niente male, ricco di spunti interessanti e per nulla acerbo.

A distanza di pochi mesi torniamo a parlare volentieri di Braschi che, dopo aver scelto di non “uscire” più come Lui Sono Io, ha dato alle stampe di recente un nuovo, onestissimo lavoro. Niente album stavolta, solo un Ep di quattro pezzi incisi, come già accaduto per la precedente produzione, negli Stati Uniti, presso il Montrose Studio di Richmond per l’esattezza (ecco subito spiegato il perché di un titolo del genere).Anche in questo caso Braschi si è avvalso della prestigiosa supervisione di JD Foster, formidabile e assai sensibile nell’esaltare al massimo lo spessore dei brani in scaletta e, tra le altre cose, ben lieto di contribuire anche alla scrittura. Sì, avete capito bene. Le canzoni di “Richmond” sono state in pratica scritte a quattro mani. E non è tutto. Durante le registrazioni effettuate nell’agosto di un anno fa in Virginia, Joey Burns e Jacob Valenzuela dei Calexico si sono offerti di dare il proprio contributo in fase di arrangiamento. Se il primo ha prestato la sua voce, il secondo ha messo in campo classe ed esperienza suonando la tromba su Santa Monica e il vibrafono su I Tuoi Occhi.Insomma, niente male come ospiti, no? Ma il bello è che anche altri ottimi musicisti nordamericani, sicuramente reclutati da JD Foster, hanno preso parte alle recording session di “Richmond Ep“: Ryan Alfred si è occupato delle sovraincisioni, Charlie Glenn ha suonato il piano, il piano elettrico e le chitarre acustiche. Percussioni e batteria sono state invece suonate dal bravissimo Tyler Williams. Di suonare i restanti strumenti si sono infine presi cura proprio Braschi e Foster.Ma com’è, come si presenta questo disco? Andiamo a vederlo nel dettaglio. “Richmond” si apre con un pezzo che già faceva parte di “Storia Di Una Corsa“, vale a dire Santa Monica. Totalmente risuonata e riarrangiata, e di certo più emozionante rispetto alla versione originale, Santa Monica appare una traccia avvolgente, morbida, intrisa di sfumature dalle tonalità calde. Mettendo da parte il taglio vagamente noise che la connotava in principio, Braschi e Foster hanno dato alla canzone un tocco più folk e intimista.

Lo splendido solo di tromba di Valenzuela fa tornare alla mente le incantevoli atmosfere dell’album di Amos Lee “Mission Bell”, disco non a caso prodotto da Joey Burns e in cui suonò parte dei fiati proprio lo stesso Valenzuela. Nel complesso, il brano funziona e convince fin dal primo ascolto.Dopo Santa Monica si passa ad una traccia dall’andamento più concitato ma ugualmente ottima sia dal punto di vista musicale sia per quanto riguarda il testo. Il Ponte Sul Fiume Che Non C’è, questo il titolo della canzone, intriga specialmente per il bell’arpeggio di chitarra acustica dai rimandi dylaniani, per lo sviluppo lineare eppure non banale, e, appunto, per un linguaggio brillante che contribuisce a non far perdere l’attenzione (emblematici in tal senso i seguenti versi: “Da qui oggi parto / parto senza salutare / senza un bacio sulla fronte / senza una storia da raccontare / Con un piccolo cuore chiuso dentro a questa valigia / mi trovi sulla strada con la fronte bagnata, la camicia strappata / a giocare a carte con la mia vita”).Pregevoli, al pari di Santa Monica e de Il Ponte Sul Fiume Che Non C’è, anche i due componimenti che chiudono un Ep alquanto interessante, piccola anticipazione di quello che sarà il secondo album di Braschi. Sono Old Stone Bridge e I Tuoi Occhi a caratterizzare la seconda parte del disco registrato dal buon Foster assieme ad Adrian Olsen. Entrambi risultano essere ottimi esempi di musica italiana moderna ibridata con elementi sonori tipicamente statunitensi (Old Stone Bridge fa pensare molto ai Wilco di “Sky Blue Sky” e “The Whole Love”).

Del resto è in quella direzione che sta andando il suono di Braschi, un ragazzo che di buone idee ne ha parecchie e che sta maturando a vista d’occhio. La sensazione è che il futuro Lp confermerà queste impressioni rappresentando uno spartiacque fondamentale per la sua carriera.Alessandro BasileGenere: Acoustic, Folk RockLine-up:
Federico Braschi – voce, chitarre acustiche
JD Foster – voce, basso, chitarre acustiche
Joey Burns – voce
Jacob Valenzuela – tromba, vibrafono
Ryan Alfred – sovraincisioni
Charlie Glenn – piano, piano elettrico, chitarre acustiche
Tyler Williams – batteria, percussioniProgetti simili consigliati: gaLoni, Saluti Da Saturno, Roberto Scippa, unòrsominòreTracklist:
1. Santa Monica
2. Il Ponte Sul Fiume Che Non C’è
3. Old Stone Bridge
4. I Tuoi Occhi