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Coast to coast di Rocco Papaleo: il percorso del segnale audio

Ci eravamo lasciati tempo fa con la descrizione del setup audio del tour "Coast to Coast" di Rocco Papaleo, nel quale abbiamo raccontato che tipo di spettacolo, disposizione e macchine sono state usate.

Ci eravamo lasciati tempo fa con la descrizione del setup audio del tour “Coast to Coast” di Rocco Papaleo, nel quale abbiamo raccontato che tipo di spettacolo, disposizione e macchine sono state usate.

Ora ci avventuriamo nel misterioso mondo del percorso del segnale; analogico o digitale che sia, c’è sempre da combattere per districarsi in mezzo alla giungla del routing!
Ma non preoccupatevi, in questo caso parliamo più di boscaglia che di giungla, la situazione che stiamo descrivendo è abbastanza ordinaria, senza particolari difficoltà.

Le sorgenti, come dicevamo nella prima puntata, sono divise tra quelle che arrivano dagli strumenti in postazione fissa e quelle dagli strumenti mobili, in pratica radiofrequenze.
I ricevitori Sennheiser EW550G2 infatti, più numerosi delle le normali sorgenti, per evitare di perdere tempo in fase di montaggio, abbiamo preferito montarli nello stesso “frigorifero” della stage box Midas DL251, così da lasciare tutto precablato.

Coast to coast di Rocco Papaleo: il percorso del segnale audio

Stessa sorte per le uscite analogiche destinate ai monitor, front-fill e delay tramite gli amplificatori Powersoft M50Q, anch’essi, per praticità, inseriti nello stesso rack. Il cablaggio di potenza verso monitor avviene tramite cavi biassiali Eurocable 2×2,5mmq, mentre per i link tra sub e top del PA abbiamo i 2x4mmq.

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Il resto delle sorgenti arrivano alla stage-box tramite un semplice frustino XLR che raccoglie i due canali del piano, uno del basso (poi diventato anch’esso radio-jack), i 6 della batteria e lo Shure SM58 di scorta. In uscita dal rack abbiamo invece i solo segnali analogici che vanno verso il PA attivo Axiom AX12C tramite cavo “fono-rete”.

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Il collegamento tra stage-box digitale e console Midas Pro1 avviene tramite cavo Ethernet CAT5e, uno per il flusso A (24 canali bidirezionali a 96KHz-24bit) e uno per la ridondanza (flusso C); il flusso B della DL251, relativo ai canali 25-48, non è stato impiegato in quanto la channel list non arriva a tanto.
Mi è capitato poi, in un paio di occasioni, di usare un terzo cavo CAT5e insieme a un accessorio molto sfizioso di cui vi voglio parlare, anche se in questo caso per motivi che interessano marginalmente l’audio.
Sto parlando del Widget, il “bussolotto” di adattamento EtherCON-XLR, un accessorio molto semplice quanto utile, prodotto dalla nostrana Link (in realtà disponibile anche da diversi altri produttori).

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L’EtherCON è un connettore prodotto dalla Neutrik che racchiude un RJ45, il classico plug di rete che usiamo per il modem di casa, all’interno di un involucro metallico identico a quello dell’XLR.

Coast to coast di Rocco Papaleo: il percorso del segnale audio

Questo connettore ci permette quindi di usare, nel brutale e lercio mondo del live, un innocente e delicato connettore in plastica come l’RJ45, senza che al normale stress da viaggio-sul-furgone-non-mangio-scarico-pure-le-scenografie-poi-faccio-il-montaggio-e-il-soundcheck-no-nmangio-perchè-poi-si-mangia-dopo-lo-spettacolo-faccio-lo-spettacolo-e-alla-fine-non-mangio-lo-stesso-smonto-e-carico-e-forse-dormo… si aggiunga anche la pur minima ipotesi che tutto il mio lavoro, che passa per otto pin larghi mezzo millimetro, si dissolva a causa di una debacle da connessione fallata!

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Il principio di funzionamento è molto semplice: si usa il cavo Ethernet come multicord 4ch per segnali analogici o digitali AES/EBU o DMX. Il cavo Ethernet, CAT5, 6 o 7 che sia è infatti un multipolare a 4 coppie a massa comune, ovvero 8 poli, e può essere usato per trasportare non solo il segnale TX/RX dei vari protocolli digitali multicanale.

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Il Widget quindi non contiene circuiti di conversione o strani ammennicoli di sorta, bensì semplicemente un cablaggio di adattamento tra EtherCON e XLR.

Nel nostro caso il Widget ci è stato utile per trasportare i due segnali DMX che dalla console luci, una Chamsys M80Q, arrivano allo splitter DMX Swisson sul palco; ci avremmo collegato anche l’intercom analogico Axxent che usiamo io e Stefano, se non fosse che non essendoci la massa separata sulle singole coppie, il sistema non funzionava.

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In foto possiamo vedere il cablaggio dei tre percorsi di rete CAT6 che abbiamo trovato, con immensa gioia, in un teatro che “miracolosamente” li metteva a disposizione; si intravede sulla destra, in blu, il Widget della Link a terra.

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Ora concedetemi una nota polemica sul fatto che, purtroppo, tutt’oggi questo tipo di cablaggio ancora stenta a trovare spazio tra le dotazioni fisse dei teatri, nonostante il costo veramente ridicolo del cavo stesso e l’estrema comodità che comporta.
Ma andiamo oltre.

Un altro cablaggio CAT5e che è stato implementato, ma solo nell’allestimento, è stato quello tra il Midas PRO1 e la Klark Teknik DN9650, il network bridge che uso per convertire il flusso AES50 in Dante, in modo da poter usare il DVS (Dante Virtual Soundcard) installato sul mio PC.

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L’intento ovviamente è quello di usare il Virtual Soundcheck, ovvero una registrazione multitraccia acquisita con Reaper, che in riproduzione svolge la funzione di “band virtuale”, così da poter lavorare sui settaggi e sui suoni senza dover necessariamente avere i musicisti a disposizione.

Infine, un cablaggio di controllo remoto, sempre tramite cavo CAT5e, è installato tra i due sub Axiom SW2100A e il mini-PC su cui gira il software Pronet della Proel, necessario alla gestione del DSP a bordo del sistema Axiom AX12C.

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Come avrete capito, si tratta di una daisy-chain, ovvero una topologia di rete che prevede un collegamento di ogni sub, con un proprio ID programmabile, all’altro, finchè l’ultimo sarà collegato al PC mentre il primo sarà “terminato” nella connessione di rete link-in.

Esatto, è quella che fisicamente si dice una connessione fisica in serie Link-In/Link-Out. Il software Proel però utilizza lo standard CAN-Bus per la comunicazione, non compatibile con il protocollo Ethernet, quindi si collega al PC tramite interfaccia “USB to CAN” e non direttamente all’interfaccia di rete.

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Detto tra noi, il daisy-chain tra i sub lo faccio solo quando ho poi la certezza di avere il controllo remoto on-line del PA, ovvero quando ho tempo e voglia di stendere un ulteriore cavo CAT5 tra sala e palco!

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In alternativa, terminata l’installazione del PA, mi sposto col PC da un sub all’altro per “iniettare” il settaggio che mi serve in quella particolare situazione e poi scollego il tutto e lavoro senza controllo remoto.
D’altronde si fa di necessità virtù e le energie vanno dosate se si vuole arrivare a fine giornata senza stramazzare!

Bene, anche questa puntata è terminata, ci sentiamo presto per la prossima ed ultima puntata, gli inconfessabili segreti del mix, che evidentemente verranno confessati!