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Mr. Big – The Stories We Could Tell

Dopo  cinque anni dal grandioso come-back di "What If", la band di San Francisco torna in studio per tentare di replicare il successo e regalare ai suoi fans un degno erede; "The Stories We Could Tell" viene pubblicato dalla nostrana Frontiers Records, divenuta sempre più punto di riferimento per la scena hard-ro

Dopo  cinque anni dal grandioso come-back di “What If”, la band di San Francisco torna in studio per tentare di replicare il successo e regalare ai suoi fans un degno erede; “The Stories We Could Tell” viene pubblicato dalla nostrana Frontiers Records, divenuta sempre più punto di riferimento per la scena hard-rock europea e mondiale.Di storie da raccontare la band di Paul Gilbert ne ha davvero tante e, tra alti e bassi, non si può dire che in questi anni di assenza dallo studio, la simpaticissima combriccola se ne sia stata con le mani in mano. Tra side project e carriere soliste, tra estenuanti tour mondiali e registrazioni di live show, i quattro virtuosi californiani hanno affrontato un periodo esaltante culminato paradossalmente con i problemi di salute di Pat Torpey.Come è tristemente noto, il batterista ha rivelato di essere afflitto dal morbo di Parkinson che malgrado sia in uno stadio non avanzato, ha minato la sua stabilità all’interno della band. È logico allora comprendere quanta attesa si sia creata attorno a questo nuovo album. Molti fans erano impazienti di ascoltare se li sforzi, le pressioni ed i drammi personali avessero logorato la creatività e l’entusiasmo in seno alla band.La risposta alle attese in fin dei conti arriva proprio dalla band. Unica nel suo genere, non per le enormi potenzialità e capacità tecnico-compositive che pur vantano i suoi componenti, ma per la grande coerenza ed umanità che contraddistingue i singoli individui. Diciamocelo apertamente, i Mr. Big non sbagliano mai un colpo, o almeno non hanno mai preso grosse cantonate, neanche durante il periodo Richie Kotzen. Ed è perciò difficile dubitare dell’integrità, della scelta quasi “etica” di rimanere fedeli a se stessi, malgrado il bagaglio di preparazione, malgrado i trend imperanti, malgrado il deperimento della scena musicale.È vero, la band sta ancora cavalcando il (modesto?) successo del fenomeno delle reunion, ma non per questo si è fatta trovare impreparata alla prova del comeback discografico. Anzi, il precedente What If… segnava in un certo modo una svolta verso lidi più duri, senza per questo smarrire l’essenza della proposta musicale che caratterizza da tempo il quartetto.I Mr. Big o si amano o si odiano. Il più delle volte si amano, visceralmente. Lo dimostra l’affetto di estimatori affezionatissimi sparsi un po’ per tutto il mondo. Lo dimostra il sold out al Live Club di Trezzo, dove poche settimane fa la band si è esibita superbamente in occasione della sua attesissima calata sul suolo italico, riproponendo i suoi classici e non disdegnando alcuni nuovi brani. Pat Torpey, che è ha suonato su questo The Stories We Could Tell, è stato prontamente sostituito da  Matt Starr (Ace Frehley), per poi comparire dietro i fusti della sua batteria in alcuni brani. “Gotta Love The Ride” è il primo singolo estratto nonché l’apripista del disco in questione.Mai scelta fu più giusta, perché la canzone è forse la più esplosiva e tirata dell’intera tracklist. Brilla nelle fantastiche melodie di un Eric Martin in forma smagliante e che sul bridge da semplicemente il meglio di se stesso. Il duo Sheehan – Gilbert supporta il cantante alla grande eseguendo un riff pachidermico energico e ritmato. Da notare l’ottimo assolo di chitarra, tra lo shred ed il melodico. Il tutto, siamo sicuri, entrerà di diritto tra il novero dei nuovi cavalli di battaglia della band. “I Forget To Breath” è l’altro pezzo da novanta, prosegue sulla scia del precedente, malgrado il ritmo sia meno coinvolgente e sostenuto. “Fragile” è la prima semi-ballad in cui ritroviamo le memorabili e celebri melodie vocali del quartetto, in questo caso sono superbi i cori di Sheehan, Torpey e Gilbert.Da pelle d’oca poi lo stacco di voce con l’impeccabile solo di chitarra. “Satisfied” è quadrata, divertente e sensuale nel suo riff e nelle linee vocali, sembra già di vedere un Eric Martin divertire il pubblico ed incitarlo a cantare sulle note catchy del refrain. Un altro ottimo brano, ineccepibile nell’arrangiamento quanto nell’esecuzione.  In “The Monster In Me” troviamo un Billy Sheehan finalmente libero di dare il meglio di sé eseguendo un giro di basso granitico e carico di groove.La sezione ritmica la fa da padrona e c’è da divertirsi anche per Pat Torpey. Con “What If We Were New?” si esplorano le classiche sonorità blues-rock tipiche di dischi come Bump Ahead o Hey Man, senza mai fare lo sbaglio di cadere nei cliché del genere. “Light Of Day” è l’unico episodio in cui si spinge il piede sull’acceleratore riprendendo in parte, le atmosfere più funk presenti sul precedente disco ma senza questo meritarsi il titolo di riempitivo. “Let Your Heart Decide” è l’ultima ballad del disco, ritroviamo qui tutti i crismi di casa Mr. Big e con la mente sembra già di rivivere le atmosfere di “To Be With You“.”It’s Always About that Girl” diverte con il suo sleaze rock sfrontato e cadenzato, figlio della migliore tradizione ottantania, nato sul Sunset Boulevard di Los Angeles ma suonato con quella classe e grazia che è marchio di fabbrica del quartetto di San Francisco. Per “Cinderella Smile” vale lo stesso discorso: riff di chitarra accattivante e cori sfrontati. In chiusura arriva l’omonima “…The Stories We Could Tell” che, malgrado sia il brano da cui prende il nome l’intero album, risulta essere il più anonimo del lotto. Certamente rimane godibile, ma manca di quel piglio che caratterizza il resto delle composizioni fin qui ascoltate. Poco male perché non influisce sulla valutazione generale di una comunque ottima prova in studio.In realtà ci sarebbe da considerare anche la bonus track live di “Addicted To That Rush“, ma sarebbe forse superfluo aggiungere altro riguardo questo grandioso classico della band, come sempre suonato eccellentemente. In generale, questo  The Stories We Could Tell è ben suonato, ben composto e ben prodotto. Sa divertire l’ascoltatore, nonostante l’artwork (bruttino) lasci intendere diversamente. Si ha però l’impressione che si sia dato più spazio al lato melodico ed emozionale delle composizioni che a quello tecnico – spettacolare (Billy Sheehan rimane forse un po’ troppo defilato).In effetti, non è un caso se sono presenti ben tre ballad, e che la produzione abbia optato per ritmi meno veloci e furenti. Cosa che trova conferma anche dall’assenza degli ormai epici duelli tra chitarra e basso. Come detto prima, da non sottovalutare è la produzione di Pat Regan, veramente nitida e potente,  risalta al meglio il sound tipico di tutti gli strumenti. In particolar modo ne trae giovamento la voce di Eric Martin che purtroppo nello scorso capitolo era incredibilmente (e forse volutamente) sporca ed impastata (un clamoroso scivolone del nume tutelare  Kevin Shirley).Ancora nessuna obiezione da contestare ai Mr. Big ed al loro nuovo album, che si candida come migliore release di questo rockettaro 2014. A questo punto la convinzione che dietro questa reunion ci sia ben altro oltre al fattore economico, diviene certezza. A Paul Gilbert, Eric Martin, Billy Sheehan e Pat Torpey, auguriamo di macinare ancora tanti chilometri “around the world” e di continuare a regalarci sempre ottima musica suonata col cuore. Un augurio che sappiamo si trasformerà in una promessa. Long live Rock’N’Roll!Marcello Mannarella Genere: hard rockTracklist:1.Gotta Love the Ride
2. I Forget to Breathe
3. Fragile
4. Satisfied
5. The Man Who Has Everything
6. The Monster in Me
7. What If We Were New?
8. East/West
9. The Light of Day
10. Just Let Your Heart Decide
11. It’s Always About That Girl
12. Cinderella Smile
13. The Stories We Could Tell
14. Addicted to That Rush (live bonus track)Lineup:
Eric Martin – Voce
Paul Gilbert – Chitarra
Billy Sheehan – Basso
Pat Torpey – Batteria