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Le sovrastrutture: vedere oltre l’accordo Pt.1

Quando si improvvisa su una struttura di accordi di qualche standard jazz, ci si deve appropriare di un ultrasguardo, ossia una visione continua di tutto quello che può manifestarsi oltre le indicazioni segnate dagli accordi, poiché essi, vedremo, non si circoscrivono in sé, ma hanno internamente degli sviluppi ulte

Quando si improvvisa su una struttura di accordi di qualche standard jazz, ci si deve appropriare di un ultrasguardo, ossia una visione continua di tutto quello che può manifestarsi oltre le indicazioni segnate dagli accordi, poiché essi, vedremo, non si circoscrivono in sé, ma hanno internamente degli sviluppi ulteriori che chiamiamo sovrastruttura.

Un primo processo che l’improvvisazione deve affrontare sta proprio in questo senso del limite da scavalcare, poiché gli accordi sono delle vere piattaforme pronte da cui poter poi formare un’opera degna di restare nella memoria o un nulla di fatto, un suono vuoto.
Si comprenda quindi che legame indissolubile sostiene la melodia con l’armonia e con le armonie interne a quella già segnata secondo la partitura, così da abituarsi a un simile atteggiamento di sviluppo armonico, solo mediante il quale un’improvvisazione può possedere effetti interessanti.

Se ci valiamo di una formula che tutte le possa sintetizzare, si può dire che “ogni indicazione armonica semplice, quindi ogni accordo, può essere soggetta a elaborazione. Tanto più viene elaborata l’armonia fondamentale, quanto più si dilata il campo dei suoni e delle (a questo punto) infinite possibilità esplorative“.
L’intero discorso tenderò a circoscriverlo attorno al periodo del ii V I, in quanto è la sezione strutturale fondamentale di quasi ogni standard, le cui ragioni intrinseche rimando all’armonia e agli insegnanti armonici chiarire.

Cosa si indica con sovrastruttura? Il processo delle sovrastrutture costruisce accordi superiori a quello segnato dall’armonia data a partire da ciascun costituente dell’accordo originario. I costituenti dell’accordo originario sono le note della triade o della quadriade. Quindi al di là dell’accordo che la parte mi offre, io costruisco degli accordi superiori che si formano da ogni nota della triade o della quadriade dell’accordo primario. Ricordiamo che gli accordi si formano per intervalli di terza. Con questa consapevolezza elementare io posso costruire le sovrastrutture in autonomia, senza che qualcuno me le abbia indicate per ciascun accordo o grado della scala.

Le sovrastrutture: vedere oltre l'accordo Pt.1

Ecco un periodo ii V I in do maggiore. Scomposto ogni accordo nei suoi costituenti, si può procedere all’individuazione delle sovrastrutture.

Per ciò fare è necessaria la conoscenza dei modi della scala, ossia, al fine di definire meglio la rilevanza che questi hanno nel contesto musicale rispetto agli accordi, quell’ alfabeto di note di cui ogni accordo è composto al di là dei suoi costituenti fondamentali della quadriade (bene è rendersi conto di che rapporto intercorre tra modi e accordi).

Dico questo in quanto nel determinare le sovrastrutture si andrà oltre la quadriade fondamentale, quindi si chiameranno in causa le estensioni dell’accordo. Per tale ragione nasce l’esigenza di conoscere che gradi si formano nel rapporto tra le estensioni e la tonica.

Comporre una sovrastruttura quindi significa far nascere nuovi accordi da un accordo fondamentale. Conoscete che un accordo si compone di intervalli di terza sovrapposti, la qualità dei quali (minore o maggiore) è correlata all’ avvicendarsi delle note di uno dei modi relativi alla posizione di tale accordo all’interno della scala, nel caso del periodo musicale nostro si hanno un ii, un V e un I (secondo l’alfabeto dei modi, rispettivamente, un dorico, un misolidio e uno ionico).

Ora ci serviremo di questa conoscenza per sviluppare i tipi sovrastrutturali, propriamente cosa si vede oltre l’accordo.

Le sovrastrutture: vedere oltre l'accordo Pt.1

Quindi. Da un Dmin7 si ottengono una sovrastruttura di terza Fmaj7 e una sovrastruttura di quinta Amin7. Da un G7  risultano un Bmin7b5, un Dmin7 (tra un attimo definirò questa seconda sovrastruttura e il rapporto con il G7), un Fmaj7. Da un Cmaj7 risultano un Emin7, G7.

Le sovrastrutture: vedere oltre l'accordo Pt.1

Devo anche confermare che tanto più rare sono le sovrastrutture nate dalla settima, salvo che per il V, ma vi dirò anche che la sua sovrastruttura di settima ha una relazione stretta con la sovrastruttura di terza del ii, in quanto i due accordi si corrispondono.

Le sovrastrutture: vedere oltre l'accordo Pt.1

Ma tutto ciò come si traduce in improvvisazione?
Mi piacerebbe valermi di modelli illustri per fare esempi.

Sul principio del solo di “Easy to Love” di Bill Evans, ci mostra esattamente e con precisione quasi analitica le due sovrastrutture sul Bbmin7, secondo grado. Notate che a partire dall’ arpeggio della sovrastruttura di quinta (Fmin7) si scende verso quella di terza (Dbmaj7), poi verso la fondamentale.

Le sovrastrutture: vedere oltre l'accordo Pt.1

Sul principio del solo di Easy to Love, Bill Evans, come un pedagogo d’ incanti, ci mostra esattamente e con precisione quasi analitica le due sovrastrutture sul Bbmin7, secondo grado. Notate che a partire dall’ arpeggio della sovrastruttura di quinta (Fmin7) si cala verso quella di terza (Dbmaj7), poi verso la fondamentale.

Le sovrastrutture: vedere oltre l'accordo Pt.1

Per tutto l’assolo di “Giant Steps” di Coltrane compatta le armonie, si vale particolarmente delle sovrastrutture per avvicinare i risultati armonici e tradurli in melodia. Quindi la sovrastruttura in questo caso serve a creare salti minori da un accordo all’altro.

Gli accordi si compongono quindi parte di salti secondo l’armonia originale, parte di accostamenti nati dalle sovrastrutture. Gli accordi statici vengono dinamizzati con le sovrastrutture, come il Ebmaj7 con la sua sovrastruttura di quinta Bb7.

Diciamo che ogni improvvisazione tiene fede a questa conquista ultraterritoriale degli accordi. Se avvenisse di dovere analizzare un solo, dovremmo servirci delle sovrastrutture come strumento interpretativo.

Claudio Faraci


La Redazione di MusicOff.com dà il benvenuto al musicista professionista Claudio Faraci.
Nato a Palermo, bassista, segue un cammino mirato alla pedagogia musicale fin dagli esordi. Lavora in trasmissioni televisive locali e gira il Meridione tutto durante le stagioni concertistiche. Trasferito a Roma, diplomatosi a Percentomusica e perfezionatosi sotto la cura dei più eminenti maestri (Deidda, Pirozzi), dà alla luce il frutto degli studi pubblicando una serie di volumi monografici su Ray Brown editi da Sinfonica, ora divenuti libri di testo per alcuni conservatori. Attualmente è impegnato nella stesura di un volume dal titolo De Improvisatione, trattato del sapere essenziale riguardo al jazz improvvisativo.

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