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Le Permutazioni

Cerchiamo di fare un po' di chiarezza in questo astruso mondo dell'improvvisazione cominciando ad utilizzare il più potente mezzo di comunicazione musicale: la ritmica, ma facciamo un passo alla volta e prima di tutto cerchiamo di capire come "riciclare" una frase melodica, ritmica e poliritmica. Le pagine di qualsias

Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza in questo astruso mondo dell’improvvisazione cominciando ad utilizzare il più potente mezzo di comunicazione musicale: la ritmica, ma facciamo un passo alla volta e prima di tutto cerchiamo di capire come “riciclare” una frase melodica, ritmica e poliritmica.
Le pagine di qualsiasi testo di analisi matematica, al capitolo sul calcolo combinatorio, ci informano che le permutazioni sono le varie disposizioni che si possono ottenere allineando (n) elementi distinti e mutando ogni volta il loro ordine (più o meno).
Supponiamo che questi elementi siano le quattro note di un fraseggio inchiodato al pentagramma della fig. 1a; senza variare l’ordine reciproco delle note, possiamo ottenere una prima permutazione, quella di fig.1b, soltanto cominciando la stessa frase dalla seconda nota e così via (1c, 1d). Niente di esoterico e astruso vero?Esempio 1 Ascolta l’esempio suonato lentamente Ascolta l’esempio suonato velocemente Eppure è incredibile quali e quante aperture espressive possa schiudere questo nuovo punto di vista anzi, di ascolto.
L’unica difficoltà reale da superare è la necessità di abituare l’orecchio a “riciclare” una frase nota e familiare interpretandola da un diverso punto di osservazione; ed è questo il punto dolente, cui bisogna prestare particolare attenzione.
L’orecchio tenterà di indurci in tentazione, tirandoci a volte verso l’ascolto della “vecchia” versione della frase; massima concentrazione dunque sugli accenti, specie quello principale, posto sul primo movimento della battuta, che determina il senso della melodia.
Lo stesso Scott Henderson confessa delle sue difficoltà iniziali ad in “interpretare” certe specifiche permutazioni di alcune frasi; difficoltà combattute esercitando l’orecchio a “dirigere” quella particolare frase; 10 anche 20 minuti a suonare la frase nella permutazione incriminata e il problema dovrebbe sparire; senza contare poi che, dopo i primissimi periodi, subentra un certo tipo di assuefazione a “rigirare” frasi e melodie, col meraviglioso risultato di essere perfino in grado di ascoltare in questa maniera; modificando la “faccia” di qualsiasi successione ordinata di eventi musicali, soltanto cambiandone il punto di partenza. Con un po’ di fantasia, e molta sperimentazione, possiamo ulteriormente espandere questo punto di vista; fin qui abbiamo giocato col solo aspetto melodico delle permutazioni, ma gli stessi concetti possono essere applicati a strutture ritmiche, con risultati spesso particolarmente efficaci (fig. 2).Esempio 2 Ascolta l’esempio suonato lentamente Ascolta l’esempio suonato velocemente Qui il problema dell’interpretazione delle nuove strutture ritmiche può riuscire un po’ complesso, per via della mancanza di riferimenti melodici. E anche il campo armonico, infine, permette l’applicazione delle permutazioni; del resto, il concetto stesso di rivolto di un accordo, cos’altro è se non una permutazione elementare?
Concludiamo con lo stupendo esempio hendersoniano riportato in fig. 3, suonato sul brano “Ivy Towers” (dall’album Spears): si tratta di una permutazione ottenuta per via poliritmica, cioè una frase di 7 ottavi (originariamente in LA minore armonica) che poggia su un tessuto di 4/4 (e quindi 8 ottavi). Ad ogni passaggio la frase inizia sulla nota successiva, intrappolando l’orecchio, che non sa se seguire la ricorrenza melodica, lasciando traslare in tessuto ritmico sottostante, od occuparsi della regolarità della pulsazione ritmica modificando di battuta in battuta l’interpretazione della melodia.Esempio 3 Ascolta l’esempio suonato lentamente Ascolta l’esempio suonato velocemente