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La batteria: you got the power!

Ciao a tutti ben ritrovati, nel tempo ho avuto la fortuna di lavorare con produttori e musicisti che mi hanno insegnato molte cose, poi piano piano sono riuscito a crearmi un mio stile una mia visione delle cose che è la somma del mio vissuto musicale e non; per fare questo, oltre a studiare "la batteria", mi sono dov

Ciao a tutti ben ritrovati, nel tempo ho avuto la fortuna di lavorare con produttori e musicisti che mi hanno insegnato molte cose, poi piano piano sono riuscito a crearmi un mio stile una mia visione delle cose che è la somma del mio vissuto musicale e non; per fare questo, oltre a studiare “la batteria”, mi sono dovuto fare delle domande e cercare da solo delle risposte (con una tecnica un po’ marzulliana) e così ho fatto!
Il lavoro del musicista è un lavoro complicato che comprende mille sfaccettature, legate anche al tempo in cui si esercita la propria professione; la preparazione tecnica sullo strumento sta alla base del nostro lavoro e fa sì che  il nostro corpo possa esprimere i “sentimenti musicali” nel modo più fluido possibile.
Ci sono, tuttavia, molte altre cose importanti da dover sviluppare: una propria sensibilità musicale, informarsi ed ascoltare musica per sapere nel mondo cosa è stato prodotto e cosa si sta producendo, ed una grossa motivazione interiore; questi sono alcuni dei requisiti fondamentali per progredire.

Alcune domande da farsi: perché voglio fare il musicista? Cosa ho da dire? Chi sono? Dove sono e cosa voglio?
Detto questo, l’amore per la musica è il propellente fondamentale! La musica si fa per piacere, prima di tutto, se poi si ha la fortuna e al piacere si unisce la professionalità affinché questo diventi un lavoro, tanto meglio!

Ecco alcuni nomi di fonici/produttori con i quali mi sono trovato a lavorare, ognuno con esigenze e stili musicali diversi da eseguire ed interpretare:
Foffo Bianchi (Elio e le Storie Tese)
Maurizio Barbieri (Umberto Tozzi, Anna Oxa, Antonella Ruggero, Irene Grandi)
Andrea Corsellini (Vasco Rossi, Tiziano Ferro, Eros Ramazzotti, Planet Funk)
Fabrizio Federighi (Neon, Denovo, Rettore)
Simon Duffy (Planet Funk)
Vi parlerò delle mie esperienze in due contesti diversi: lo studio di registrazione ed il live set.

Lo studio di registrazione Per registrare una buona “Take” di batteria è importante la preparazione di un buon click, consiglio un suono che non abbia un release eccessivamente lungo e che abbia un attacco definito tipo un cowbell o uno stick; se il pezzo è lento a volte può esser necessario programmare il click in ottavi invece che in quarti oppure un suono forte su i quarti ed un charleston o una cabasa sugli ottavi, per avere più riferimenti sul groove. Ricordatevi che se il pezzo è “shuffle” questo riferimento sugli ottavi andrà fatto in terzine, non ottavi!  
Per i tempi dispari 5/4, 7/8 ecc. vi consiglio un segnale diverso per l’inizio della battuta, come il tipico “tic toc toc” se è in 3/4 o “tic toc toc toc toc” se è in 5/4 etc… La cabasa o il charleston se sono continui e senza accenti vanno bene per i tempi dispari.

Vi consiglio anche di tenere in cuffia, oltre al click, cassa, rullante e un po’ di panoramici, solo le cose “quadrate”, ovvero suonate a tempo; a volte sulle tracce guida ci sono chitarre acustiche “storte” o bassi non a tempo ed è meglio non ascoltarle o tenetele basse durante la registrazione, perché successivamente andranno sostituite con le versioni definitive, ma se la batteria le ha seguite non sarà perfettamente a tempo, per cui il  risultato non sarà quello giusto.

Tutto questo chiaramente se stiamo registrando un disco con sessioni separate per ogni strumento e con la volontà di registrare seguendo un riferimento ritmico elettronico, cosa che io consiglio di fare. Se si trattasse invece di un “live in studio” l’importante è il groove generale della band, ma se si vuole usare un click consiglio di farlo ascoltare anche al bassista e al chitarrista.
Regolatevi bene il suono in cuffia e se necessario scoprite un po’ un orecchio così potrete sentire il suono reale della batteria; a volte con un volume troppo alto ci si trova a picchiare come “fabbri” per superare il livello delle cuffie, non suonando in maniera naturale, scoprirsi un orecchio a volte può aiutare.

Detto questo un’altra cosa da tener conto è l’ “ansia da prestazione” che, inevitabilmente, quando un musicista ha poca esperienza dovrà saper controllare. Consiglio di far caso alla respirazione (che in questi casi rischia di bloccarsi), questo è un esercizio di preparazione che si può fare anche prima di trovarsi seduti in sala di ripresa: iniziare a suonare e inspirare per una battuta ed espirare tutta la battuta successiva, ripeterlo per poi trovare la giusta scansione naturale del vostro respiro.
Il mio consiglio è di concentrarsi sul proprio corpo cercando di percepire dove sono accumulate le tensioni mentre suoniamo, cercare di gestirle, rimuovendole, rilassandosi.
Ricordatevi che ciò che pensate mentre state suonando si sente, se vi state divertendo registrerete una batteria “gioiosa”, frizzante, mentre se siete in ansia e avete cinquecento pensieri in testa, sarete soggetti a non aver un groove regolare o ad eseguire dinamiche diverse che non desiderate; cercate di svuotare la mente e trovate la giusta tensione, quella positiva! Quello che registrerete sarà la prova della vostro livello ed espressione musicale del momento, quando vi risentirete magari dopo anni, non vi riconoscerete, ma a volte, la vostra ingenuità può risultarvi musicale, interessante e piacevole; imparate anche da voi stessi riascoltandovi!

La canzone è la cosa più importante, dovete mettere la vostra batteria al servizio della canzone!
Rispettare gli equilibri che la compongono altrimenti non sarà piacevole all’ascolto. Pensate come musicisti non solo come batteristi!
Non mettete tutto il repertorio di fill imparati, ma solo quelli giusti per quel brano, la canzone non è una vetrina del vostro sapere ma musica: espressione di equilibrio ed espressione artistica! Fate cose semplici e fatte bene!

La continuità su i colpi di rullante specialmente nel Pop, Funky o nel Rock è fondamentale per un buon risultato: scegliete una dinamica di suono che vi permetta di suonare sia più forte che più piano, se partite subito a tutta forza azzererete tutti gli accenti e sui fill veloci calerete mostruosamente di volume, cercate il vostro suono!
Picchiate in mezzo alla pelle del rullante, decidete se suonare colpi con il cerchio del rullante e pelle o solo pelle; se volete un suono più forte e squillante bordo e pelle, altrimenti solo pelle e bordo pelle per gli accenti.
Cercate di capire cosa succede al vostro suono di batteria quando viene registrato, imparate dal vostro fonico come si microfona e chiedete sempre cosa non capite.
Inoltre informatevi ed imparate ad usare i recording software come logic, pro tools, live, questi vi torneranno utili nella vostra carriera, un batterista/musicista non è fatto solo di pelli, bacchette e tamburi, specialmente in questa epoca è necessario ed indispensabile aver a che fare con i computer e saper usare programmi per la registrazione; questo migliorerà anche il vostro modo di suonare la batteria, la consapevolezza di sapere dove andrà a finire ciò che suonate vi farà suonare con maggiore serenità ed amplierà le vostre possibilità professionali.

Prima le batterie si registravano su nastro e fare tagli con “punch in” e “punch out” era difficile, anche se non impossibile; per questo si suonava con la convinzione di dover arrivare in fondo alla alla canzone suonando una traccia buona per intero! Fate lo stesso anche se ora le possibilità di editing sono infinite.
Mi ricordo che avevo un produttore che, fissato con la quadratura delle batterie, registrava con una Drum machine la partitura del mio groove identica a quella che avrei dovuto suonare, poi mi faceva registrare e riascoltava “pampottando” l’elettronica sul left e la mia batteria sul right, dopidiché se c’era un flam fra le due mi faceva risuonare!
Registrai tutto il disco così, sono uscito da quello studio con il sangue alle mani, ma decisamente imparai a suonare molto meglio!

I tempi di registrazione negli anni 80/90/2000 erano più dilatati, si registravano una/due batterie al giorno, si stava più tempo in studio e si aveva la possibilità di suonare e rifare tante volte avendo così la possibilità di registrare una take buona dall’inizio alla fine, erano tempi in cui la discografia aveva budget più alti a disposizione e questo mi ha consentito di imparare a suonare in studio. Oggi le occasioni sono ben più risicate, non perdetele!

Un’ultima cosa: se vi trovate a dover registrare non conoscendo il brano scrivetevi la struttura dividendola in parti, ad es. : A intro, A1 cantato/strofa, B ritornello, C special/solo, etc… Accanto alle lettere A,B,C, scrivete la partitura del groove delle varie sezioni, segnatevi anche qualche appunto se ci sono entrate in levare o stacchi particolari, vi potrà tornare utile; poi sul click impostate dei segnali con un suono diverso per ricordarvi che in quel momento c’è un cambio, se lo fate di due misure avrete anche la possibilità di fare un fill.
Per assurdo potreste fare una traccia parlata che vi suggerisce le cose da fare, qualsiasi metodo è buono se il risultato funziona!

Il Live

Alcune delle cose dette per lo studio funzionano anche per il live, il balance dei monitor non deve essere esagerato nel senso che vanno messi i suoni che sono indispensabili per la riuscita del concerto. Non riempite il monitor di tutto perché a volte non basta la potenza di questo per assecondare le vostre volontà!
Di conseguenza i rientri sarebbero esagerati peggiorando il suono della vostra batteria, partite dalla cassa che è lo strumento un po’ più lontano dalle vostre orecchie con una frequenza bassa che si più perdere, un po’ di rullante ma non troppo, e poco dei panoramici per percepire una sensazione globale del suono del vostro strumento. Un po’ di basso, chitarra, voci e tastiere ma non troppo!

Ho suonato al Live8 a Roma nel 2005 ed in altre occasioni su palchi molto grandi e prestigiosi; in quel caso con i Planet Funk avevo le cuffie con le sequenze ed il click: tre gruppi di sequenze stereo con cori, efx, e percussioni, shaker, etc… li sentivo in cuffia insieme al resto degli strumenti del palco. Come monitor avevo un solo subwoofer  per non avere rientri sui panoramici.
La batteria era una DW cassa 22″, rullante Yamaha Manu Katche 14″, tom 12″ e due floor tom 14″ e 16″; negli altri concerti aggiunsi due pad DDrum accanto al charleston sulla sx con altri suoni di rullante più elettronici, un crash da14″ sulla sx, ride da 20″ sulla dx, un altro crash da 18″ sulla dx, charleston da 13″. Ancora in seguito aggiunsi un crash sulla sx da 14″ ed un charleston chiuso da 13″ sulla dx.
Il program change cambiava i suoni dei pad elettronici a seconda del pezzo che stavo suonando, il computer che mandava le sequenze con logic era “sincronizzato” con un Da-88 (registratore a nastro digitale) così in caso si “inchiodasse” il suono delle sequenze sarebbe uscito da quello, ma per fortuna non è mai successo.
Avevo a disposizione un mixer accanto alla batteria con la possibilità di regolarmi gli ascolti in cuffia ed il volume del sub.
I volumi erano suddivisi su 5 canali, due stereo e tre mono: uno stereo con le sequenze, l’altro con tutta la band e la batteria, il cui mix veniva fatto dal fonico di palco, un canale con la cassa, un altro con il volume del sub e l’altro con il click.

Quando hai a che fare con una batteria amplificata da impianti così potenti è come avere un arma in mano, un colpo di cassa può spostarti da terra! Va usato con discrezione ma… è la cosa più bella del mondo, you got the power!
Buona musica, alla prossima!

Leo Martera

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