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HDR #5 – Settings del sequencer

Ciao a tutti musicoffili, nelle scorse puntate siamo entrati del mondo del recording dall’inizio, con una panoramica di alcuni concetti e consigli; oggi, ognuno con il proprio sequencer, capiamo cosa è importante settare per iniziare a lavorare al meglio. In maniera estremamente pratica vediamo quali sono gli step d

Adesso che abbiamo scelto il nostro sequencer è tempo di capire cosa è importante settare, e soprattutto come farlo, per iniziare a lavorare al meglio.

In maniera estremamente pratica vediamo quali sono gli step da seguire (e comprendere) per le impostazioni del nostro progetto vergine:

  • Creiamo un Nuovo Progetto completamente vuoto (“blank” – “empty”)
  • Appena creato preoccupiamoci subito di salvarlo nella cartella che preferiamo in modo da poter essere “tranquilli” ed iniziare a salvare periodicamente i nostri progressi con il famosissimo shortcut CTRL+S o CMD+S per gli utenti Apple
  • Impostiamo la frequenza di campionamento (Sample Rate) ed il formato di campionamento (Sample Format).

Ma… cosa sono questi ultimi? La frequenza di campionamento è il numero di volte al secondo (espresso in Hz) in cui un segnale analogico viene “letto” e convertito in digitale (per permettere al computer di leggerlo e gestirlo). Per essere pratici possiamo chiamare ogni singola memorizzazione di questo tipo “campione”. Immaginiamo questo processo come necessario per definire la “risoluzione” della nostra forma d’onda.

Ricordate i giochi dove per avere la figura si dovevano unire i punti? È esattamente la stessa cosa: più alta sarà la frequenza di campionamento più saranno i puntini e quindi più precisa sarà la nostra immagine (forma d’onda) che ne risulterà. Il formato di campionamento invece è espresso in bit e non fa altro che definire l’accuratezza nel rappresentare il campione memorizzato dalla frequenza di campionamento. Oltre a questo il numero di “bit” che andiamo ad impostare definiscono anche l’intervallo dinamico delle nostre “acquisizioni”; per essere pratici possiamo definire l’intervallo dinamico come la differenza di volume fra il suono più forte e quello più debole.

Ricapitolando: registriamo qualcosa attraverso la nostra scheda audio, questo “qualcosa” verrà convertito nella forma d’onda (che poi vedremo sul monitor) con un preciso numero di “analisi” al secondo (Sample Rate); l’accuratezza di questa analisi è affidata ai bit (Sample Format).

Chiaramente, più utilizzeremo Sample Rate/Format più alti e più alto sarà lo spazio occupato dalle nostre registrazioni (definizione maggiore = peso maggiore). Dobbiamo impostare quindi questi parametri sia in base al supporto della nostra scheda audio, sia in base allo spazio su hard disk che abbiamo a disposizione, sia pensando alla destinazione della nostra registrazione (i CD, per esempio, sono campionati a 44,100Hz e 16 Bit). Io, personalmente, lavoro nel mio studio a 48.000 Hz / 24 Bit.

Pensiamo ora alle impostazioni della scheda audio ed in particolare ad: assicurarci che il Sequencer riconosca tutti gli input/output ed impostare la latenza (buffer size). Più abbassiamo la latenza, più il nostro computer sarà sotto sforzo. In ogni caso, dato che registrare con latenze alte non è possibile per ovvie ragioni, il consiglio che dò a chi non sa come impostarla è: bassa per le registrazioni, alta quando si inizia il mix o in ogni caso non si deve più registrare nulla.
Stabiliamo il tempo del nostro brano! Impostiamo i BPM (velocità) ed il Tempo (4/4, 3/4, ecc.) per poter suonare con il metronomo mentre registriamo!

A questo punto non ci resta che iniziare a creare le tracce di cui avremo bisogno. Vediamo i principali tipi:

  • Traccia Audio: è la traccia che ci permette di registrare dalla nostra scheda audio acquisendo il segnale da basso, chitarra, microfono o ogni strumento collegato ad un input fisico del device. Dovremo quindi impostare per ogni nuova traccia audio un Input (corrispondente a dove fisicamente abbiamo inserito il Jack/XLR nella scheda) ed un Ouput (solitamente Stereo Out/Master).
  • Traccia MIDI: le tracce MIDI sono quelle che ci permettono di registrare utilizzando suoni virtuali (VST, RTAS e AU, di cui abbiamo parlato nelle precedenti puntate). In tutti i sequencer ogni traccia midi, una volta aperta, ha una griglia dove orizzontalmente abbiamo le indicazioni temporali, mentre verticalmente ha le note (ad ottave crescenti) rappresentate sulla sinistra con la tastiera di un pianoforte. Infatti, oltre che registrando parti midi con una tastiera apposita, è possibile scrivere tracce midi con il mouse. È importante associare l’Output della traccia midi ad uno Strumento Virtuale aperto.
  • Traccia Instrument: le tracce instrument sono l’unione della traccia midi e del relativo output del Virtual Instrument. Cosa vuol dire? Che nella stessa traccia avremo sia funzionalità midi che audio. La differenza con il precedente tipo di traccia sta nel fatto che non è possibile gestire più tracce midi nello stesso Virtual Instument, comodità non da poco in caso di batterie, per esempio. Per capirci, quando dovremo creare delle batterie conviene creare delle tracce midi diverse per Kick, Snare, etc… da associare allo stesso Virtual Instrument su uscite diverse. Quando invece dovremo suonare un pianoforte la cosa migliore potrebbe essere creare una Traccia Instrument con il nostro suono preferito!

A questo punto non ci resta che dare sfogo alla nostra creatività ed iniziare a registrare! Buon Lavoro!