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Hansa Tonstudio

Ciao MusicOffili, vi ho raccontato del mio viaggio a Berlino lo scorso 2 settembre, per la presentazione europea dei pianoforti Celviano Grand Hybrid di Casio, ma il breve soggiorno in terra tedesca celava una bella sorpresa: una cena di gala per la stampa organizzata in una location prestigiosa come la Meistersaal, co

Ciao MusicOffili, vi ho raccontato del mio viaggio a Berlino lo scorso 2 settembre, per la presentazione europea dei pianoforti Celviano Grand Hybrid di Casio, ma il breve soggiorno in terra tedesca celava una bella sorpresa: una cena di gala per la stampa organizzata in una location prestigiosa come la Meistersaal, con visita guidata nel pomeriggio agli storici studi di registrazione Hansa Tonstudio ospitati all’interno dell’edificio.Per chi scrive, l’idea di poter visitare questi storici studi ha generato non poca emozione, perché buona parte della mia gioventù l’ho passata “divorando” diversi album incisi negli Hansa Tonstudio, e d’accordo con la redazione ho deciso di scrivere un reportage su questa bella esperienza. Per chi non conosce gli Hansa Studio e la Meistersaal è bene partire raccontandone la loro storia. La storia La Meistersaal è una storica sala da concerto di Berlino, ospitata in un edificio costruito nel 1913 nel quartiere Mitte, a pochi passi dalla famosa Postdamer Platz: in principio, questa sala fu impiegata per concerti di musica da camera e ricevimenti. La Meistersaal per oltre 30 anni è stato un punto di riferimento della scena artistica berlinese, ma allo scoppio della seconda guerra mondiale i concerti si interrompono e nel 1943 un bombardamento americano danneggia seriamente l’edificio.
Alla fine della guerra, la Meistersaal diventa una sala da ballo sotto il controllo degli Americani fino al 1961, quando il muro di Berlino eretto a pochi passi dall’edificio taglierà fuori lo stabile dal resto della città, mettendo fine ai pubblici spettacoli.

L’isolamento provocato dal muro rende la zona particolarmente tranquilla e sempre nel 1961 la casa discografica Ariola rileva la Meistersaal per trasformarla in uno studio di registrazione, ribattezzandola Sonopress Studio. Dal 1965 anche un altro piccolo studio di registrazione di Berlino inizia a impiegare il Sonopress Studio per le proprie registrazioni: si tratta degli Hansa Studio, di proprietà dei fratelli Peter e Thomas Meisel.
Il sogno dei fratelli Meisel è di acquistare l’edificio per trasformarlo nel fulcro delle loro attività discografiche, un sogno che si avvera solo nel 1975: all’ultimo piano dello stabile costruiscono l’attuale Hansa Studio 1, in cui è ospitata anche la mixroom, mentre la sala da ballo ospitante il Sonopress Studio diventa lo studio 2.La fama mondiale degli Hansa Studio si deve principalmente a David Bowie e Iggy Pop, i quali a metà degli anni settanta scelsero di vivere a Berlino, per disintossicarsi dalle dipendenze dalle droghe, facendo degli Hansa Studio l’angolo per proseguire nella loro attività artistica. Capolavori quali “Heroes” o “Low“, facenti parte del cosiddetto trittico berlinese di Bowie, oppure “The Idiot” o “Lust For Life” di Iggy Pop, sono stati registrati in questi studi. Grazie a queste collaborazioni, gli Hansa Studio cominciano a lavorare in maniera incessante, e nel 1980 i fratelli Meisel aprono anche lo studio 3, sfruttando un ampio spazio al piano terra adibito in precedenza a cinematografo.
L’elenco degli artisti tedeschi e internazionali che hanno registrato agli Hansa Studio tra gli anni settanta/ottanta è sterminato, ma tra loro voglio ricordare il ritorno di David Bowie nel 1982 per incidere l’album “Baal”, i Depeche Mode per “Construction Time Again” del 1983 e per alcuni singoli inseriti nelle loro raccolte, i Marillion con “Misplaced Childhood” nel 1984, diversi gruppi noti nella dance/pop anni ottanta come gli Erasure o gli Alphaville, ma anche Nick Cave con i suoi Bad Seeds.L’abbattimento del muro di Berlino nel 1989 purtroppo coincide con una crisi della discografia mondiale che colpisce anche gli Hansa Studio, e nel tentativo di diversificare la propria attività i fratelli Meisel decidono di chiudere lo storico studio 2 e il numero 3, mantenendo in attività solo lo studio 1: tra gli ultimi album incisi all’interno dello studio 2 segnalo “Achtung Baby” degli U2 del 1991 (il videoclip ufficiale del singolo “One” è stato girato nella Meistersaal).
Al termine di un profondo restauro intorno alla metà degli anni novanta, la Meistersaal è ritornata allo splendore originale, e oggi è impiegata nuovamente per organizzare ricevimenti e concerti. Tra le registrazioni più significative realizzate recentemente negli Hansa Studio, vale la pena ricordare l’ultimo album dei REM prima del loro scioglimento: “Collapse Into Now” del 2010. Hansa Studio La mia visita agli Hansa Studio è stata particolarmente fortunata, perché complice un piccolo contrattempo in hotel, sono giunto alla Meistersaal con dieci minuti di ritardo rispetto all’orario di inizio dell’ultima visita, ma una simpatica (e carina) ragazza della reception mi ha accompagnato ugualmente al quarto piano dell’edificio, lasciandomi praticamente solo davanti all’ingresso dello studio 1! Entrato nella reception, noto che la comitiva sta già esplorando la sala Live dello studio, con il fonico residente Thilo Schmied a far da cicerone, e qualche passo indietro rispetto al gruppo mi consente di indagare a fondo nelle varie stanze. La reception è luminosa e accogliente, e i muri sono tappezzati di foto e riconoscimenti assegnati allo studio nei suoi 42 anni di carriera, ma la mia curiosità è attratta da una serie di attrezzature vintage esposte, tra cui spiccano una coppia di registratori per i master Studer A 80 ¼”, un Leslie modello 760 e un riverbero EMT 251 (qui sotto in foto) in perfetto stato di conservazione. Riguardo all’EMT 251, una curiosità: per via delle sue forme (e della temperatura raggiunta durante l’uso), dagli addetti ai lavori dell’epoca fu simpaticamente ribattezzata “la stufa”.                                          Attraverso un piccolo e buio corridoio per entrare nella Sala Live, e la sensazione percepita è quella di un salto indietro nel tempo: il trattamento acustico, l’illuminazione e le postazioni per il monitoring del musicisti sono ancora quelle dell’epoca, peraltro perfettamente conservate; sul vecchio divano posto a ridosso del doppio vetro che divide la sala dalla regia, mi appare un giovane Bowie che sorride invitandomi a proseguire il giro, ma la presenza di alcune postazioni per il monitoring di ultima generazione Aviom A-16II rompono l’incantesimo riportandomi immediatamente nella realtà.Le ampie finestre della Sala Live regalano una bella illuminazione naturale e durante la visita sono aperte, un elemento che mi consente di apprezzare quella tranquillità dell’ambiente esterno descritta nei cenni storici. Nei 130 mq della sala fanno bella mostra un organo Hammond RT-3, con accanto un Leslie 147, un Rhodes MKI e una interessante Celesta del produttore tedesco Schiedmayer.
L’altro lato della sala è occupato da due splendidi esemplari di pianoforti a coda Steinway & Sons (Grand Piano B e S) e due timpani sinfonici Ludwig, che celano un bel parco di amplificatori per chitarra e basso: Fender Pro Reverb, Testata Orange 120 e cabinet 4×12, un combo Mesa Boogie Mark IIb e un cabinet per basso 4×10. La sala Live è collegata tramite spesse porte a vetri ad altre due sale, di cui una di medie dimensioni, peraltro interamente rivestita da splendido marmo italiano, per la registrazione delle batterie (Marble Room), mentre l’altra è dedicata alla ripresa di voci e chitarre acustiche/elettriche (Vocal Booth).    Riprendendo il piccolo corridoio che collega le sale alla regia, incontro sul mio cammino un registratore digitale a 48 tracce Sony Dash PCM 3348 in perfette condizioni, e i suoi collegamenti portano all’interno di una stanza che decido furtivamente di visitare: si tratta di un piccolo magazzino dello studio che ospita, oltre alla ingombrante patchbay e il Remote Control del registratore, altre chicche” come una tastiera Solina String Ensemble, un registratore a cassette di Revox B710 MKII, un terzetto di processori nel formato API500 rispettivamente di APSI (modelli 559 e 562) e B&B (EQF-2), ma anche un mobile rack contenente una batteria di processori Dolby 361 con un bel parco di cartucce di scorta a corredo!
Uscendo dalla stanza, noto accatastati accanto al registratore Sony una coppia di expander Yamaha TG77 e un processore effetti Yamaha SPX1000: scorre una lacrima di fronte a pezzi della mia gioventù musicale abbandonati a terra, per cui decido di raggiungere velocemente la comitiva in regia. Thilo Schmied sta facendo ascoltare al gruppo alcune storiche hit registrate agli Hansa Studio, seduto di fronte a un banco SSL 4000E da 56 canali con automazione G-Series alternando l’ascolto tra monitor mid-field KRK Exposè e le gigantesche Quested Q412 B incassate nel muro. Durante l’ascolto, Thilo spiega l’evoluzione compiuta nella registrazione dallo studio: in origine, il banco SSL era collegato a due registratori analogici Studer A 800 MK III da 24 tracce ciascuno posti dietro la regia, e in seguito al Sony digitale visto in corridoio, ma sistemi odierni quali Protools HD e DAW come Logic hanno inesorabilmente soppiantato i recorder a bobine; nel frattempo, sulla destra della regia, in una piccola sala macchine noto un sistema ProTools HD3 40 In/48 Out e un generatore di clock Antelope Isochrone OCX-V, per la sincronizzazione audio/video. Thilo ha spiegato inoltre che recentemente il team degli Hansa Studio ha tentato di recuperare tutto l’archivio di mix registrati con i vecchi Studer, ma buona parte dei nastri si è rivelato purtroppo inutilizzabile. Mentre Thilo scatena le generose Quested scuotendo i nervi dei presenti con “People Are People” dei Depeche Mode, io proseguo con la mia indagine sul setup dello studio.
Alle mie spalle, accanto ai recorder Studer (vedi foto sopra), in un generoso mobile rack trovo una serie di compressori Tube-Tech, Teletronix, Urei, EMT e Valley People, più coppie di equalizzatori Helios, Manley, Urei e SPL. Decisamente nutrito anche il parco effetti inserito in due mobili rack ai lati del banco, e tra questi noto alcuni modelli vintage piuttosto interessanti, come una coppia di Digital Delay AMS DMX 15-80S del finire degli anni settanta. 
Lascio le sale dello studio con un piccolo rammarico, perché non ho potuto ammirare la coppia di storici riverberi AKG BX20 indicati nella Set List degli Hansa Studio (che vi invito a consultare). Raggiungo il gruppo giusto in tempo per ascoltare Thilo Schmied che illustra una serie di iniziative culturali legate agli Hansa Studio, perché oltre alla visita guidata della Meistersaal, Thilo organizza inoltre per gli appassionati di musica delle gite turistiche per la città, alla scoperta dei luoghi in cui artisti quali David Bowie, Iggy Pop, gli U2 o i Depeche Mode  hanno tratto ispirazione per i loro brani.A sentire il numero di iniziative legate a questo storico studio cresce in me un sentimento di rabbia: perché in Italia non riusciamo a fare altrettanto? E che fine hanno fatto i nostri storici studi di registrazione italiani? Penso alla RCA a Roma trasformata oggi in un magazzino di calzature all’ingrosso, oppure alla storica sede della CGD di Milano in stato di abbandono da venti anni, in cui giacciono praticamente intatte le sale del primo studio Logic dei fratelli La Bionda.
E che dire del servizio pubblico? Ogni sede regionale della RAI raccoglie una serie di “chicche” in termini di ambienti e attrezzature: penso agli splendidi studi di Firenze oggi in disuso, e adibiti in origine alle registrazioni di opere teatrali e di prosa per la radio, ad alcuni strumenti storici conservati nella sede di Corso Sempione a Milano (da alcuni pregiati gran coda Steinway ai microfoni Neumann degli anni cinquanta conservati nell’archivio).
Se a Torino la RAI ha allestito in percorso culturale con il museo della radio e degli eventi nell’auditorium piemontese, che dire di quello di Napoli? Tutte queste “perle” sarebbero un’ottima base dai cui partire per allestire una serie di percorsi culturali anche nel nostro paese. Vi lascio con uno scatto della cena di gala organizzata in serata da Casio, per ammirare la bellezza della sala da ballo della Meistersaal (ex Studio 2 degli Hansa Studio), e unimmagine di un elemento del muro di Berlino, lasciato come monumento in un giardino a pochi passi dall’edificio. Permettetemi infine di ringraziare Casio Italia per questo bel viaggio a ritroso nell’universo musicale della mia gioventù: uno sguardo al passato mentre affronti il tuo futuro lo consiglio caldamente a tutti.
Alla prossima!Riccardo Gerbi