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Deftones – Koi No Yokan

La quiete dopo la tempesta è solamente di passaggio, per lasciare in breve spazio al fragore di nuovo vento. Non c’è mai tempo di riprendersi dallo sconvolgimento ed è facile accorgersene all’ascolto di questa settima fatica discografica firmata Deftones. “Koi No Yokan” arriva a due anni di distanza dall’e

La quiete dopo la tempesta è solamente di passaggio, per lasciare in breve spazio al fragore di nuovo vento. Non c’è mai tempo di riprendersi dallo sconvolgimento ed è facile accorgersene all’ascolto di questa settima fatica discografica firmata Deftones. “Koi No Yokan” arriva a due anni di distanza dall’enorme successo di “Diamond Eyes”, disco capace nel mettere d’accordo ascoltatori, dati di vendita e critica, opera attualmente davvero rara.
Colpisce senza dubbio la scelta del titolo, parole che danno nome a quello che è il secondo lavoro rilasciato dopo il terribile incidente automobilistico avvenuto nel 2008, che ancora costringe in stato comatoso il bassista originario della band Chi Cheng. Per gli amanti di semantica le parole koi no yokan sono giapponesi e definiscono la premonizione che si ha, durante il primo incontro con una persona, riguardo un inevitabile amore futuro. Filosofie orientali a parte, fin dal rilascio del brano “Leathers”, apripista per la pubblicazione dell’intero album avvenuta il 13 novembre, s’è teso bene l’orecchio in attesa della conferma di tutto ciò che di buono il singolo di lancio aveva lasciato trasparire. “Koi No Yokan” arriva ben ventiquattro anni dopo la nascita del gruppo, intervallo di tempo in cui molte delle band della scena alternative-metal e nu-metal hanno perso più volte la retta via, spesso finendo nel dimenticatoio, o peggio, lasciando definitivamente il music business. Sembra scontato sottolinearlo, ma se si è potuto apprendere qualcosa lungo la carriera della band capitanata da Chino Moreno, è che rispetto al resto del panorama i Deftones si collocano per molti versi in un universo parallelo, in un emisfero musicale proprio, se vogliamo. Capace di cambi di rotta evidenti e mai scontati, in più di vent’anni di carriera la band ha dimostrato una crescita e maturazione musicale con pochi pari, soprattutto per quanto riguarda il genere di riferimento. “Koi No Yokan” è la conferma di tale percorso.
Swerve City” apre le danze con una bordata di spaventosa intensità. L’impatto sonoro fin dalla prima traccia è davvero impressionante, lasciandoci ben intuire che non ci sarà di che riposare. È un brano quadrato e compatto quello d’apertura, che dopo qualche battuta per introdurci al riff-leitmotiv portante, lascia spazio alla voce di un Moreno davvero ispirato. “Romantic Dreams” porta avanti la tematica che da il titolo al disco, ripresa anche due tracce più tardi da “Poltergeist”. In “Romantic Dreams” la voce di Chino Moreno gode di un’ottima scelta per quanto riguarda le linee melodiche, mentre “Poltergeist” torna a colpire violentemente l’ascoltatore con qualche colpo in classico stile Deftones, ed una corrosiva linea di basso di Sergio Vega (più che degno sostituto di Chi Cheng).
Entombed” prosegue il discorso amoroso che permea in maniera deviata e malinconica l’intero album. Il fraseggio iniziale di chitarra e l’atmosfera delle tastiere di Delgado introducono ad un brano davvero suggestivo, sicuramente tra i migliori dell’intero lotto, in cui la voce di Chino Moreno torna ad essere nuovamente uno dei tratti salienti. Notevole l’utilizzo di un intermezzo chitarristico che più volte a spezzetta il brano, sempre ricolmo di pathos e capace di trasmettere un sentimento forte e ben caratterizzato a livello sonoro. Quando si giunge a “Graphic Nature” e “Tempest”, è ormai difficile non intuire di essere di fronte ad un gran prodotto musicale, capace di creare un’onda dinamica davvero sorprendente, senza mai deviare pesantemente nella forza bruta o ridursi troppo facilmente al torpore della leggerezza. Il primo dei due brani centrali trova nuovamente nella scelta di suoni e nell’intreccio strumentale i propri punti di forza, ma è sicuramente l’arrivo di “Tempest” a portare con sé il vero tesoro del disco.
Indubbiamente uno dei brani più belli mai composti dal gruppo, ed insieme a “Leathers” quello che meglio incarna lo spirito di “Koi No Yokan”. A tratti le parole del testo rimandano velatamente alla situazione di estenuante e tragica attesa del bassista e amico Chi Cheng, il brano colpisce e smuove nel profondo più del resto della tracklist.
Gauze” stringe dritta al collo, una cavalcata di quattro minuti fatta di due sezioni equamente calibrate e comandate dal refrain iniziale, che solo sul finire del tempo arriva a mutare natura per guidare il fade-out sonoro. L’incipit di “Rosemary” lascia spazio per una nuova depressione sonora, dove nuovamente è la voce di Moreno a guidare l’ascolto fino al rientro in gioco di un granitico riff chitarra-basso. Come per diversi altri punti del disco, colpisce la scelta sonora, capace di creare nella perfetta esecuzione dell’ensemble, un’ambientazione che fa del rimando ad un lontano altrove la propria immagine principale. “Goon Squad” è l’ultimo colpo di violenza del disco, prima di giungere a “What Happened To You?”, ballad dalla struttura apparentemente irrisolta che chiude il lotto e dimostra l’elevata flessibilità raggiunta dal gruppo anche negli episodi di minor intensità musicale.“Koi No Yokan” ci consegna una band in gran forma, malgrado l’enorme tragedia sopraggiunta ad un elemento tanto fondamentale nell’economia del gruppo come Chi Cheng.Non ci sono singoli da classifica in “Koi No Yokan”, è un album da ascoltare nella sua interezza e tutto d’un fiato, per lasciarsi colpire dalle tremende cavalcate della band di San Francisco, e farsi poi cullare negli stupendi ed evocativi momenti di stasi emotivo-musicale.
I Deftones si ripresentano con un album magistralmente scritto, nei testi e nelle note, capace di trascendere i limiti di genere ed anche quelli raggiunti dalla band con i prodotti precedenti. 
Forse uno dei migliori episodi della carriera di Moreno e soci, senza nulla da temere nemmeno di fronte a colossi come “White Pony” o “Around The Fur”, con i quali in realtà ha davvero poco a che spartire. “Koi No Yokan” è un disco dei giorni nostri, uno dei tratti musicali notevoli della produzione attuale, peccato abbia pochi colleghi.
Moderno, profondamente spirituale e ineccepibilmente multidimensionale.

Francesco SicheriGenere: Alternative Metal/Nu-MetalLine-up:
Chino Moreno – lead vocals, rhythm guitar
Stephen Carpenter – lead guitar
Abe Cunningham – drums
Frank Delgado – keyboards, turntables, samples
Sergio Vega – bass

Tracklist:
1. Swerve City
2. Romantic Dreams
3. Leathers
4. Poltergeist
5. Entombed
6. Graphic Nature
7. Tempest
8. Gauze
9. Rosemary
10. Goon Squad
11. What Happened To You?Di seguito i brani “Tempest” e “Leathers”, mentre a fondo pagina trovate il trailer del disco.