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Crayon Made Army – Flags

Quanto può essere difficile dare un giudizio su di un disco? Quanto margine di errore abbiamo? Quanto siamo influenzati dai nostri pregiudizi? Quanto possiamo essere disfattisti o peggio ancora quanto possiamo ciecamente entusiasmarci per qualcosa? Vi assicuro che è tutto estremamente complesso.Tutti quelli che, in q

Quanto può essere difficile dare un giudizio su di un disco? Quanto margine di errore abbiamo? Quanto siamo influenzati dai nostri pregiudizi? Quanto possiamo essere disfattisti o peggio ancora quanto possiamo ciecamente entusiasmarci per qualcosa? Vi assicuro che è tutto estremamente complesso.Tutti quelli che, in questo mondo accartocciato, decidono di condividere le proprie idee, i propri sogni, gli errori e soprattutto se stessi attraverso le note, vanno in qualche modo tutelati. Allo stesso tempo, darwinianamente parlando, dobbiamo attuare una selezione: perchè non sempre in ogni pseudo-spinta compositiva possiamo trovare qualcosa di buono. In questo preciso momento, davanti al CD dei  Crayon Made Army, Flags,  la sensazione, al primo pezzo, è quella di potersi trovare ad ascoltare qualcosa di veramente meritevole.Vengono dall’Umbria questi tre musicisti, Fabio Marchi, Filippo Micciarelli e Michele Rotelli. Attivi dal 2007, sotto il nome di Music Pushers pubblicano un disco, Far into the night, e un EP, Breathe Me In, dove l’omonimo singolo estratto si presentava come degno di attenzione. Ad un primo sorso, da subito, si avverte la forte impronta elettro-pop: Welcome back è un pezzo che introduce a delle sonorità che si permettono l’eleganza di non imporsi con prepotenza, ma, al contrario, di farsi spazio nella testa di chi sta ascoltando con la più assoluta calma.Arrivati al countdown di “Tin Soldiers” sembra quasi cogliere una sorta di citazione di “Space Oddity” del supremo Bowie, ed è da questo momento in poi che qualcosa cambia: inizia una sorta di contaminazione che coinvolge a cascata tutto il disco, trascinandolo verso le direzioni più improbabili. Inizio a perdermi: un’esplosione a destra, una a sinistra, una sulla mia testa, un’altra sotto i miei occhi e resto confusa ad ascoltare qualcosa che è maestralmente eseguito ma con uno schema forse ancora troppo acerbo.Tra momenti che di elettronico hanno poco e nulla, e si rifugiano nel folk più dolce che esista, come in “Plane and sea“, fino al fascino più cupo e quasi synth di “Hilum” e poi alla piccola sbavatura esageratamente pop di “Priceless“, tutto l’album si compie in un continuo capovolgimento di ogni più semplice definizione di genere. Là dove l’elettronica lascia spazio alle vibrazioni di un violoncello, allo squittire di una chitarra, o al ritmo da disco anni ’90, si realizza quella sorta di bolla ibrida che sarà la luce chiave di tutto il lavoro formato da questi undici brani.Abbiamo un’ottima sostanza, eccellente qualità del suono e della fluidità testuale, un inizio e una fine senza alcuna pecca, l’unica cosa da contestare è che nello sviluppo del tutto talvolta è venuta meno una sorta di compattezza che ne avrebbe fatto un raro esempio di buon elettro-dream pop italiano 100%. I Crayon Made Army con questo Flags hanno attirato l’attenzione su di loro nel modo più produttivo possibile, tutto l’album urla il meglio deve ancora venire e bene, io sono qui, ad aspettarlo ansiosa.Silvia CieriLine-up:
Fabio Marchi
Filippo Micciarelli
Michele RotelliTracklist:
1. Welcome Back
2. Pristine
3. Tin Soldiers
4. The Anthill
5. Hilum
6. Place And Sea
7. Priceless
8. Here
9. Breathe Me In
10. My Favourite Human
11. Azimuth