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Bruce Springsteen – Wrecking Ball

Di over sessanta arrabbiati a causa della crisi economica ce ne sono, purtroppo, così tanti da non fare neanche più notizia, ad eccezione del buon vecchio Bruce Springsteen! Certo, il Boss probabilmente non avrà l'ansia per la fine del mese o per il tempo della pensione che si allontana sempre di più (mettendoci ne

Di over sessanta arrabbiati a causa della crisi economica ce ne sono, purtroppo, così tanti da non fare neanche più notizia, ad eccezione del buon vecchio Bruce Springsteen! Certo, il Boss probabilmente non avrà l’ansia per la fine del mese o per il tempo della pensione che si allontana sempre di più (mettendoci nei suoi panni, come possiamo biasimarlo?), ma se credete che solo per questo la cosa non possa interessargli non lo conoscete abbastanza e “Wrecking Ball” è qui per smentirvi. Tolte le luccicanti vesti confezionategli su misura dal suo ex-produttore Brendan O’Brien (che possiamo ascoltare in “Magic” e nel poco fortunato “Working on a Dream”), Bruce opta per la produzione di Ron Aniello (che partecipa attivamente, suonando molti strumenti) e un guardaroba molto più austero, con degli abiti da lavoro e le maniche rigorosamente rimboccate. Questa sobrietà, musicalmente parlando, si riflette in un recupero delle radici più folk del cantautore, con influenze dalla musica popolare irlandese, dal gospel e addirittura una sperimentazione moderna come i ritmi Hip Hop in “Rocky Ground” che sfociano nel Rap di Michelle Moore. Ma, nonostante la varietà degli elementi, mai come in quest’album la musica ha il ruolo marginale di incorniciare le parole del Boss: testi dal forte potere comunicativo, tra rabbia, amarezza e speranza, che condividono con noi storie e concetti. Ci risulta estremamente semplice capire l’odio e l’invidia verso i banchieri e tutti quelli che si arricchiscono sulla vita della gente comune (narrati in “Shackled and Drawn”), portando alla “morte” intere comunità (“Death to My Hometown”), i cui cittadini, disperati, diventano facili prede della tentazione dell’illegalità (“Easy Money”). Ma c’è anche chi fa del suo meglio per arrangiarsi, come ci racconta la struggente “Jack of All Trades”, e non bisogna perdere la speranza, perché stando uniti e aiutandoci a vicenda (“We Take Care of Our Own”) ne possiamo uscire a testa alta, più forti di prima. Nonostante la E Street Band non sia, volutamente, sotto i riflettori, come del resto anche i tanti ospiti (tra cui citiamo Matt Chamberlain e Tom Morello dei Rage Against the Machine con gli assoli in “Jack of All Trades” e “This Depression”), non voglio assolutamente postulare che non ci siano brani musicalmente esaltanti: basti ascoltare i ritmi coinvolgenti di “We Take Care of Our Own”, e soprattutto il crescendo di “Wrecking Ball” e “Land of Hope and Dreams”, che il Boss ci propone live già da qualche anno (come anche “American Land”), ma che nel contesto dell’album si caricano di significato, con l’apice nei catartici assoli di sax. Sono le ultime note di Clarence Clemons, un membro fondamentale della E Street Band, nonché amico intimo di Springsteen, venuto a mancare recentemente lasciando un vuoto difficilmente colmabile per il Boss. Quando un uomo idealista incontra la realtà, che naturalmente quasi sempre è opposta a ciò che si aspetta, nella maggior parte dei casi la ignora e continua a vivere nella sua idea; ma lo Springsteen cantore del sogno americano fortunatamente non è fatto di questa pasta ed è sempre pronto a muovere critiche, combattere e prendere posizioni, magari anche scomode, per cercare di dare una svolta concreta alla sua amata America. Ripercorrendo la sua carriera, ripercorriamo anche gli stati d’animo che si sono susseguiti nell’ultimo mezzo secolo di storia americana; un capitolo su un momento difficile e importante come questo era più che necessario. Di “Wrecking Ball” fa molto piacere l’umanità, l’assenza di retorica e la sincerità: il cuore fa la differenza e rende il disco “più arrabbiato” di Springsteen molto ispirato e motivato. Non possiamo certo paragonarlo con la produzione della sua età dell’oro, ma si tratta della registrazione più forte del suo ultimo periodo e alcune di queste canzoni entreranno di diritto nei prossimi Greatest Hits del Boss. Bruce riesce quindi ad essere attuale come pochi altri suoi coetanei, con un disco di qualità, adatto a tutte le generazioni di fans e non.
Ci aspettano tempi bui e lo leggiamo sui giornali, lo vediamo in tv, e anche Springsteen non ce lo nasconde, ma allo stesso tempo con “Wrecking Ball” ci ricorda che c’è anche una luce in fondo al tunnel e ci da la forza di cercarla.
Genere: Rock, Folk

Tracklist:

1. “We Take Care of Our Own”
2. “Easy Money”
3. “Shackled and Drawn”
4. “Jack of All Trades”
5. “Death to My Hometown”
6. “This Depression”
7. “Wrecking Ball”
8. “You’ve Got It”
9. “Rocky Ground”
10. “Land of Hope and Dreams”
11. “We Are Alive”
12. “Swallowed Up” (In the Belly of the Whale) (Bonus track)
13. “American Land” (Bonus track)

Francesco “Forsaken_In_A_Dream” Cicero