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Armonia creativa per chitarra Jazz #2

Benvenuti a questa seconda lezione dedicata all'Armonia jazzistica per chitarra, nella scorsa lezione avevamo riconosciuto l'importanza degli accordi a tre voci per la costruzione di un linguaggio armonico efficiente e personale sullo strumento e ci eravamo proposti di operare una classificazione in questa tipologia di

Benvenuti a questa seconda lezione dedicata all’Armonia jazzistica per chitarra, nella scorsa lezione avevamo riconosciuto l’importanza degli accordi a tre voci per la costruzione di un linguaggio armonico efficiente e personale sullo strumento e ci eravamo proposti di operare una classificazione in questa tipologia di accordi per poterla studiare efficacemente; procediamo dunque senza esitazioni.

Classificazione degli accordi a tre parti: famiglie di accordi

Data una qualunque scala, quanti sono gli accordi a tre parti da essa generati e come possono essere classificati? Prendiamo il caso più semplice, la scala di C maggiore, e cerchiamo di riformulare la domanda in maniera ancora più chiara: quanti accordi a tre parti, costituiti da tre note diverse, esistono nella scala di C maggiore? La risposta è 105 accordi, considerando i soli voicing a parti strette (close position voicings), ovvero gli accordi le cui voci estreme, la voce al basso e la voce al canto, sono compressi in un intervallo inferiore all’ottava.

Esaminiamo la tipologia di accordi di gran lunga più semplice e familiare, le triadi. La scala di C maggiore genera sette triadi, una per ciascun grado della scala: C, Dm, Em, F, G, Am, Bdim.Ciascuna di queste triadi produce due rivolti; quindi, considerando anche la posizione fondamentale, possiamo affermare che la scala di C maggiore genera 21 accordi a tre parti appartenenti alla famiglia delle triadi. Dato che gli accordi generati dalla scala di C sono complessivamente 105 e che gli accordi a tre parti appartenenti alla famiglia delle triadi sono 21, possiamo fare la seguente divisione: 105_21=5. Ciò significa che la scala di C maggiore genera cinque famiglie di accordi a tre parti.

Ciascuna famiglia, esattamente come le triadi, genera un accordo per ogni grado della scala e ciascuno di questi accordi genera due rivolti. Questa constatazione, apparentemente fine a se stessa, ha invece un’implicazione importantissima: le cinque famiglie di accordi appena individuate si applicano non solo alla scala maggiore, ma anche a qualsiasi altra scala a sette note.

Ciò significa che qualunque voicing a tre parti, generato da qualunque scala, può essere classificato in una di queste cinque famiglie. È allora possibile ricondurre la complessità rappresentata da un numero elevato di voicing ad una straordinaria semplicità rappresentata da queste cinque famiglie: potremo classificare in questo sistema qualunque nuovo voicing che impareremo e farvi derivare una serie di altri voicing relazionati ad esso. In questo modo il nostro bagaglio armonico si amplierà molto velocemente.

Ecco dunque quali sono le cinque famiglie di accordi a tre voci che abbiamo individuato:

  • la prima famiglia, come sappiamo, è rappresentata dalle triadi, accordi costruiti per sovrapposizione di terze diatoniche, più i relativi rivolti;
  • la seconda famiglia è quella delle triadi sus o quartali a tre voci, accordi costituiti da tonica, quarta e quinta, più i relativi rivolti;
  • la terza famiglia è quella dei cluster, accordi costruiti per sovrapposizione di seconde diatoniche, più i relativi rivolti;
  • la quarta famiglia è costituita dai 7th no 5, accordi di settima senza la quinta (es. CEB=C Maj7 no5) e dai relativi rivolti;
  • la quinta famiglia è costituita dai 7th no 3, accordi di settima senza la terza (es. CGB=C Maj7 no3) e dai relativi rivolti.

A questo punto, vediamo come queste cinque famiglie si applicano alle tre scale che avevamo definito fondamentali e che ci eravamo proposti di studiare nella scorsa lezione: la scala maggiore, la scala minore melodica e la scala minore armonica. Lo schema seguente mostra tutti gli accordi generati da queste tre scale, classificati nelle cinque famiglie, in C maggiore, C minore melodico e C minore armonico. Osservate attentamente lo schema, provate a suonare i vari voicing sulla chitarra quindi leggete le riflessioni che vi propongo alla fine dei pentagrammi.

TRIADI

C maggiore

C minore melodico

C minore armonico

TRIADI SUS

C maggiore

C minore melodico

C minore armonico

CLUSTER

C maggiore

C minore melodico

C minore armonico

7th NO 5

C maggiore

C minore melodico

C minore armonico

7th NO 3

C maggiore

C minore melodico

C minore armonico

Riflessioni

  • Quanti vocing conoscevate, in percentuale, rispetto a tutti quelli riportati?
  • Quanti voicing conoscevate ma non eravate abituati a pensare e classificare in questo modo?
  • Riuscite a ricostruire la logica che ho seguito nell’assegnare un nome ai singoli accordi? Perché gli accordi appartenenti ad alcune famiglie hanno nomi decisamente più semplici, riconoscibili e univoci rispetto ad altri?
  • Buona parte dei cluster sono molto difficili da suonare in posizione fondamentale, data la presenza di seconde consecutive. Alcuni di essi sono impossibili da eseguire nell’ottava in cui sono scritti (nel trascrivere su pentagramma questi accordi ho preferito mantenermi nel range centrale della chiave di violino, per praticità di lettura) ma c’è sempre un zona dello strumento in cui sono realizzabili. Tenete sempre a mente che procedendo dal capotasto verso il ponte i tasti diventano via via più piccoli, rendendo gli stretch molto più facili. Utilizzate inoltre le corde a vuoto ogni volta possibile per questo tipo di accordi.
  • Qual è la vostra famiglia di accordi preferita come sonorità? Ci sono alcuni rivolti più interessanti di altri? Quale approccio seguireste per imparare a utilizzare i vostri voicing preferiti liberamente quando improvvisate o accompagnate?
  • Abbiamo detto in precedenza che una scala a sette note genera 105 voicing a tre parti. Ciò vale per i soli voicing a parti strette. La sonorità degli stessi accordi a parti late sarà completamente diversa (per molti tipi di accordi decisamente più interessante): un valido motivo per esplorare anche questo tipo di voicing. Gli accordi da studiare per una data scala salgono quindi a 210, per una sola tonalità. Moltiplichiamo per le 12 possibili tonalità e ci renderemo facilmente conto di quante possibilità armoniche nasconda una semplicissima scala maggiore.

Consigli per lo studio

Tutto questo nuovo materiale, sicuramente affascinante, può facilmente disorientare. Non abbiate fretta di imparare tutti gli accordi che vi ho mostrato. L’assoluta padronanza di pochi è di gran lunga preferibile alla conoscenza superficiale di molti.<br>Per prendere confidenza con la parte teorica del sistema, provate a tornare allo studio di accordi che vi avevo proposto nella scorsa lezione: analizzate ogni accordo che ho utilizzato, stabilite se è un voicing a parti strette o a parti late e quindi cercate di risalire alla famiglia di appartenenza.

Per iniziare ad utilizzare i vostri voicing preferiti, provate a comporre delle piccole cadenze di II-V7-I contenenti i vocing che volete studiare; successivamente sperimentate con rivolti diversi degli stessi e con i relativi voicing a parti late. Infine trasportate il tutto in tutte le tonalità e provate ad applicare questo nuovo materiale ai vostri standard preferiti.

Siamo giunti alla fine della seconda lezione e della parte introduttiva di questo corso di Armonia per chitarra Jazz. Dalla prossima lezione utilizzerò il formato video che renderà possibile un approccio decisamente meno tecnico-teorico e molto più pratico-esemplificativo. Vi do appuntamento alla prossima video lezione che sarà dedicata alla famiglia di accordi a tre parte di gran lunga più importante: le triadi.

Buona musica, Claudio Leone

Armonia creativa per chitarra Jazz #2