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Il test del rivoluzionario Sennheiser Ambeo VR MIC

Ne è passato di tempo, da quando nei polverosi corridoi dell'Istituto di Matematica dell'Università di Oxford si aggirava un gruppo di scapigliati studenti un po' geniali, il cui hobby e la frequentazione assidua della Oxford University Tape Recording Society avrebbe non solo cambiato le loro vite per sempre, ma anch

Ne è passato di tempo, da quando nei polverosi corridoi dell’Istituto di Matematica dell’Università di Oxford si aggirava un gruppo di scapigliati studenti un po’ geniali, il cui hobby e la frequentazione assidua della Oxford University Tape Recording Society avrebbe non solo cambiato le loro vite per sempre, ma anche la storia del suono, registrato e riprodotto, per come lo conosciamo oggi. 

La figura trainante di quel gruppo era il matematico Michael Gerzon, che insieme soprattutto all’amico Peter Craven, concepì a cavallo degli anni ’60 e ’70 la teoria dell’Ambisonic: in parole semplici, un modo geniale per registrare le informazioni sonore a 360 gradi, utilizzando solo 4 microfoni (opportunamente posizionati).

La brillante invenzione permetteva anche la possibilità di una manipolazione totale a posteriori della registrazione: in sostanza, una volta registrato con quel metodo, attraverso un complesso sistema di elaborazione del segnale, si potevano simulare di fatto un gran numero di tecniche microfoniche diverse, e variare a piacimento una serie di parametri normalmente associati alla tecnica microfonica usata (aspetti tradizionalmente non più modificabili in seguito a una registrazione ‘classica’…).

Il test del rivoluzionario Sennheiser Ambeo VR MIC

Ora, dopo circa mezzo secolo di culto per appassionati e un paio di prodotti dedicati a professionisti intraprendenti (vi dice qualcosa il nome Soundfield?) l’avvento imponente della Realtà Virtuale ha convinto un gigante del settore come Sennheiser a rispolverare il concetto (ora che il trademark è scaduto…), anzi a coniare un nuovo brand ‘AMBEO‘ a rappresentare l’evoluzione oltre lo Stereo, e a racchiudere una serie di nuovi e futuri prodotti che di queste capacità faranno la bandiera.
Il microfono in questione è la prima stella di questo nuovo universo della casa tedesca, e se il buongiorno si vede dal mattino, possiamo veramente ben sperare per il futuro.

COSTRUZIONE

Come tutti i microfoni concepiti a questo scopo, dalle precise indicazioni del compianto genio inglese deriva la costruzione dell’AMBEO VR Mic: una disposizione ‘tetraedrica’ delle quattro capsule, tanto curiosa agli occhi del neofita, quanto affascinante per la sua ingegnosa semplicità. 

In pratica (vedi foto) dalle quattro capsule così montate derivano altrettanti segnali, organizzati all’interno di un connettore multipin in uscita, cui va collegato uno sfrangio con i consueti connettori XLR (incluso), come per ogni microfono professionale. Essendo delle capsule a condensatore (electret), è obbligatoria l’alimentazione phantom 48V dal pre/mixer.
Le quattro capsule sono montate sul supporto metallico che le tiene rigidamente in quella posizione critica, e sia l’aspetto che un’analisi più attenta lasciano capire che Sennheiser ha dedicato molta cura alla progettazione: l’impressione è di rassicurante solidità. Al kit è aggiunta una spugna antivento ad hoc, ma nelle applicazioni più ‘ambientali’ – come vedremo – è suggerito l’uso di strumenti antivento più sostanziali (tipo protezioni Rycote o sim.).

Il test del rivoluzionario Sennheiser Ambeo VR MIC

USO

Senza entrare nei meandri della teoria matematica alla base dell’invenzione (relativamente semplice quanto a tipo delle capsule e loro combinazione, ma molto più complessa per la loro equalizzazione e rifasamento), per iniziare a capire come utilizzare il microfono, basti dire che i quattro segnali presenti ai rispettivi connettori non solo non hanno ruoli equivalenti (c’è un principale W, che è omnidirezionale, e quindi la somma di tutti gli altri tre, e gli altri, figure-8 che rappresentano gli assi left/right X, front/back Y, e top/bottom Z), ma che nudi e crudi all’uscita dei connettori, non sono utilizzabili (ascoltabili) direttamente.

In altri termini, producono certamente un segnale ascoltabile singolarmente, ma sommati insieme il risultato è simile a un ammasso informe di suono senza definizione spaziale. Questo perché è necessario decodificare il segnale primitivo (cosiddetto “A-format“) in un formato intermedio (“B-format“), che a sua volta potrà trasformarsi nelle configurazioni spaziali (e multicanali!) di nostra scelta: da un semplice stereo, a un commovente 7.1, e tutti i formati intermedi.

Sennheiser ha graziosamente messo a disposizione un plugin (scaricabile) che provvede alla conversione da A-format a B-format. Il problema è che non basta avere un segnale in B-format per spazializzare il suono! Per fare questo, occorre dotarsi di plugin aggiuntivi: uno dei più pratici (ancorché gratuito al momento) e potenti è il Surroundzone 2 della Soundfield (da poco diventata proprietà Rode).

Il test del rivoluzionario Sennheiser Ambeo VR MIC

Dalle immagini del plugin di decodifica si può intuire la potenza del sistema: è possibile non solo disporre di n microfoni virtuali (fino a 7.1) e posizionabili a piacimento attorno alla testa virtuale dell’ascoltatore, ma effettivamente intervenire su pattern degli stessi, zoomare (allontanarsi/avvicinarsi alla sorgente, variando di fatto il rapporto diretto/riverberato della nostra posizione virtuale di ascolto), addirittura salire o scendere sull’asse verticale, consentendo quella che Gerzon aveva battezzato come perifonia.

Tutto questo è certamente validissimo per quanto riguarda l’ascolto tradizionale, seppure multicanale. Le lettere VR nel nome del prodotto, però, ci suggeriscono direttamente il vero obiettivo di questo microfono: poiché gli algoritmi matematici di decodifica sono fortunatamente molto compatibili con interventi di rotazione (a differenza, ad esempio, delle tradizionali soluzioni binaurali), questo significa che l’Ambisonic è la tecnologia di cattura e postproduzione sonora di gran lunga più preferibile.
Questo non solo al fine di definire una scena sonora in Realtà Virtuale (con o senza occhialetti del caso…), ma qualora se ne preveda l’ascolto in cuffia, la destinazione di gran lunga più probabile di ascolto in VR, con del materiale audio codificato in Ambisonic (B-format) è molto facile implementare l’head tracking, cioè quella splendida funzione che traccia appunto i movimenti della nostra testa, compensando tutto (o una parte!) del mix sonoro spazializzato, e dando così quell’indispensabile complemento di realtà alla scena virtuale osservata.

Il test del rivoluzionario Sennheiser Ambeo VR MIC

Ricapitolando, se poco fa il workflow per una produzione audiovisiva o videoludica in VR era roba da professionisti super-attrezzati, oggi… un po’ lo è ancora, ma il versante audio è significativamente semplificato dalla disponibilità di un prodotto come l’AMBEO VR Mic.
Sennheiser non ha fatto un passo definitivo, con il suo lancio (perché la strada verso la popolarizzazione del formato e della relativa filiera produttiva è ancora lunga), ma ha dato un segno tangibile e fortissimo sull’attuale direzione dell’Audio e sul ruolo che un grande produttore può dare nell’avanzamento di ciò che è possibile e non più alla portata soltanto della solita élite.

AMBEO A CHI?

Ma almeno una domanda nasce spontanea: l’AMBEO VR Mic, se non si appartiene alla crescente schiera di creatori VR, ha senso per il normale musicista/fonico/produttore, e per la sua attività di tutti i giorni?

Innanzitutto va detto che, VR a parte, la missione tipica di questo tipo di strumenti è sempre stata quella di fornire materiale significativo (multicanale), aggiustabile dopo la registrazione, con caratteristiche di gestione e maneggevolezza (un solo microfono da piazzare in tutto!). Se tutto questo è stato finora appannaggio quasi esclusivo di produttori come Soundfield, oggi possiamo non solo arrivare vicino a quei risultati alla metà del costo, ma avere finalmente accesso a una finestra di sperimentazione formidabile anche per chi registra non professionalmente.
È chiaro che non è un giochetto per iniziandi, e a quella cifra si acquistano fior di microfoni tradizionali; la possibilità addirittura di pensare lo stereo (ovvero il fronte sonoro) reinventando di fatto una grammatica della ripresa e dell’ascolto, di cui prima non si sospettava neanche l’esistenza, per qualcuno è sicuramente ragione sufficiente per imbarcarsi in un viaggio di questo tipo, di certo avventuroso e non per tutti, ma oltremodo capace di offrire sorprese sonore… inaudite.

Il test del rivoluzionario Sennheiser Ambeo VR MIC

IN USO PER DAVVERO

Noi, contando anche sull’esperienza maturata in passato con altri sistemi simili, abbiamo provato a mettere in campo il microfono in parecchie situazioni-tipo di varia complessità: dall’intervista in ambiente chiuso, a vari tipi di ensemble acustiche o acustico/elettriche, suoni ambientali all’aperto, fino all’orchestra sinfonica.
I risultati sono stati da discreti a eccellenti, in proporzione al tempo a nostra disposizione per ottimizzare il posizionamento: infatti, al pari o più di altre tecniche microfoniche, azzeccare la distanza giusta dalla fonte non solo è critico, ma è subordinato alla conoscenza delle peculiarità del microfono. 

Non bisogna quindi aspettarsi risultati brillanti immediati, solo perché il microfono ne sia capace, ma è necessario ‘farsi le ossa’ un poco, prima di intuire più facilmente lo sweet spot (dove posizionarlo nell’ambiente), e soprattutto avendo l’accortezza di monitorarne l’uscita già a valle dei plugin di decodifica sopracitati, pena la totale confusione.

In particolare, è notevole la necessità di avvicinarsi alla fonte più di quanto non suggerirebbe la tradizionale esperienza (esigenza simile a quella dei fotografi che debbano riprendere con un obiettivo molto largo soggetti vicini…).
Se la ripresa dell’orchestra sinfonica è critica per definizione, e necessiterebbe di un grado superiore di qualità delle capsule per soddisfare il palato esigente di chi si cimenta nell’impresa (magari abituato ai microfoni classici del mestiere), per quanto riguarda invece delle riprese di piccole ensemble, anche in ambienti discretamente riverberanti, le cose sono andate molto bene: risultati appassionanti, guarda caso, per il senso di avvolgimento e di presenza dello spazio circostante. Ancora meglio cogli ambienti all’aperto: questo rende potenzialmente L’AMBEO VR Mic una scelta vincente anche per chi registra sui set cinematografici, sound designers, etc…

Il test del rivoluzionario Sennheiser Ambeo VR MIC

Nota a parte per l’uso classico da intervista in interni: la possibilità di intervenire a posteriori, isolando ad esempio il canale (virtuale) centrale, potendogli conferire un pattern direzionale, e aggiungendo a piacimento il segnale proveniente dai lati (e dal fondo) ne farebbero un sistema teoricamente imbattibile.
In effetti è potentissimo anche in questo uso, ma i fonici più smaliziati che hanno avuto un po’ di tempo per familiarizzarsi con questa applicazione suggeriscono unanimemente la presenza di un pickup tradizionale vicino alla sorgente, come lavalier o collarino, e poi un opportuno giudizio nel bilanciamento degli stessi in postproduzione: questo principalmente perché la presenza che questi tipi di microfoni garantisce alla voce (e che il pubblico degli audiovisivi si aspetta) non si può emulare in nessun altro modo.

Per maggiori info rivolgetevi alla pagina ufficiale.
I prodotti Sennheiser sono distribuiti in Italia da Exhibo.

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