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Vestire un solo: l’interpretazione

Ciao MusicOffili, continuiamo il lavoro di affinamento sul playing dei nostri assoli, in questo secondo articolo della mini-serie sulle tecniche di interpretazione solistica parleremo di come "vestire un solo", proprio come dei bravi sarti creano i propri bei capi di abbigliamento dal tessuto grezzo; nell'articolo prec

Ciao MusicOffili, continuiamo il lavoro di affinamento sul playing dei nostri assoli, in questo secondo articolo della mini-serie sulle tecniche di interpretazione solistica parleremo di come “vestire un solo”, proprio come dei bravi sarti creano i propri bei capi di abbigliamento dal tessuto grezzo; nell’articolo precedente ho utilizzato il termine “umanizzazione” perchè la direzione è sempre quella di migliorare l’interpretazione delle note che abbiamo composto, rendendole più fruibili, piacevoli all’orecchio, altrimenti suonerebbero come un freddo e statico file MIDI.

Con l’esempio successivo capiremo cosa vuol dire, su una base ho provato a comporre un piccolo solo dividendo tutta la parte in due metà. La prima parte del solo è stata eseguita in modo volutamente “newbie”, ossia come se avessi voluto simulare il suono di chi non ha interpretato la parte, un po’ da inesperto, un playing decisamente piatto e senza dinamiche, ai limiti del fastidioso.

La seconda parte invece è risuonata esattamente identica, come note, ma ho trasformato completamente la modalità in cui si presentano i suoni, ho “vestito” letteralmente le singole note con la mia interpretazione utilizzando varie tecniche.

I tricks che ho utilizzato in realtà non sono magici poichè oggi è molto diffusa la conoscenza e l’utilizzo dei bendings, vibrati, legati, slide, tapping vari e quant’altro. A fronte di questa diffusione di conoscenze, tuttavia, è pur vero che non tutti sanno utilizzare questo tipo di tecniche con vera e giusta misura, ma lavorandoci con un po’ di olio di gomito e con l’adeguato equilibrio, danno evidenti risultati, come nell’esempio da me suonato.Ovviamente, mi pare inutile spiegarvi come si faccia un bending o uno slide, per questo rimando ad altri articoli già presenti sul portale di MusicOff. Provate, invece, ad interpretare usando quello che già ora conoscete tecnicamente.

Andy Timmons dice spesso che “every note counts”, credo voglia consigliare di “amare” ogni singola nota, trattandola con cura e attenzione! Se in un brano ci sono centomila note, dovete curarle tutte e centomila in modo professionale, attento, senza sottovalutarne alcuna. Mi raccomando restate in campana poichè nel prossimo articolo vi spiegherò una tecnica davvero molto particolare e a mio parere un po’ innovativa (o quantomeno originale) rispetto ai classici usi!

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Giuseppe Bono
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