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Un ultimo saluto a Lorin Maazel

Scegliere le giuste parole da spendere per descrivere un personaggio musicale così importante è davvero difficile; fra i grandi nomi a comporre quella lista contenente tutti i più importanti direttori d'orchestra, fa inevitabilmente capolino Lorin Maazel, che ci ha lasciato il 13 luglio dell'anno scorso all'età di

Scegliere le giuste parole da spendere per descrivere un personaggio musicale così importante è davvero difficile; fra i grandi nomi a comporre quella lista contenente tutti i più importanti direttori d’orchestra, fa inevitabilmente capolino Lorin Maazel, che ci ha lasciato il 13 luglio dell’anno scorso all’età di 84 anni a causa del complicarsi di una polmonite che aveva intaccato il suo stato di salute. Il direttore francese è deceduto nella sua casa in Virginia proprio nel bel mezzo dell’annuale festival musicale di Castleton Farms, da lui stesso fondato insieme alla moglie. A poco più di un anno di distanza dalla morte di Maazel si vuole qui ricordare come la sua scomparsa abbia tolto alla musica uno dei più celebri direttori d’orchestra, personaggio d’elevata caratura musicale e dalla sensibilità artistica precocissima. Bambino prodigio, Maazel trovò fin da giovanissimo grandi soddisfazioni colpendo l’occhio e l’attenzione di moltissimi importanti interpreti, artisti e direttori. Fra i tanti celebri nomi ad aver accompagnato la carriera di Maazel uno fra tutti gode di particolare onore e rilievo. Arturo Toscanini fu vero e proprio scopritore del talento di Maazel, fu infatti il Grande Maestro a regalare a quest’ultimo la prima importante esibizione della sua carriera, quando, nel 1941, gli offrì l’opportunità di dirigere l’orchestra Sinfonica della NBC (National Broadcasting Corporation Symphony Orchestra). Maazel, nato nel 1930 a Neuilly-sur-Seine, allora aveva soltanto undici anni, ma non lasciò che la sua giovane età intaccasse l’occasione con indugi e timore, riuscendo così a stupire gli astanti, Toscanini compreso. Quest’ultimo sottolineò l’evento con parole che resteranno per sempre avvinghiate al nome di Maazel: «God bless you!». Quello del 1941 sarà l’ultimo incontro fra i due. Ricevuta la benedizione di Dio tramite le parole di Toscanini, e ricevuta pertanto anche l’approvazione di quest’ultimo, davanti a Maazel si disegnò un percorso che prestissimo lo condusse per mano a grandi traguardi: all’età di circa quindici anni l’enfant prodige aveva già diretto tutte le più importanti orchestre statunitensi. Successivamente alloggiò per un periodo di studi anche in Italia, dove debuttò al Teatro Bellini di Catania e dove, nel giugno del 1955, debuttò anche sul palcoscenico del Teatro alla Scala di Milano. Qui trovò un luogo di grandi eventi, interpreti e felici ritorni, la lista dei quali, per lunghezza e facile reperibilità in rete, è inutile riportare in questa sede.Nel lunghissimo curriculum di Maazel compare anche il teatro di Bayreuth, casa del Meister Richard Wagner, tempio della musica wagneriana eretto nella città tedesca situata nel nord della Baviera. Nel 1966, a undici anni dalla fine della seconda guerra mondiale, Maazel fu il primo ed il più giovane direttore americano a calcare il palchetto del teatro wagneriano (per dirigere Lohengrin), aprendo così le porte dei direttori d’oltreoceano a quella che per tempo, durante il regime Nazista, era stata identificata come una delle città baluardo del nazismo in Baviera (e non solo). Più di trecento incisioni discografiche, entro le quali compaiono svariati cicli completi, e, per gusto di chi scrive, entro le quali si rintracciano alcune fra le migliori interpretazioni del repertorio gershwiniano. La lista di “grandi imprese”, di illustri “nomination” e di collaborazioni potrebbe proseguire davvero per molte pagine, ma in fondo non è la sua completa enunciazione ciò che conta. Quello che è importante è far emergere nuovamente, per chi non l’avesse ancora afferrato e per chi non fosse solito assaporare la bontà delle interpretazioni del maestro, come la morte di Lorin Maazel abbia significato la scomparsa di una delle grandi leggende della direzione d’orchestra. È venuto meno un artista di grande respiro, un intellettuale del pentagramma nel senso più positivo del termine. Con Maazel se ne è andato un altro pezzo di quell’immenso puzzle composto dalle gesta di coloro che sono stati capaci di lasciare (nella rececnte storia della musica) solchi degni di valicare il passare del tempo. Chi avesse storto il naso nel leggere della morte di una “leggenda” si riveda, per ricordare Maazel non si può che dire questo. Ciò che resta è quindi sperare che anche il presente articolo si trasformi in una possibile riscoperta (o scoperta per chi fosse completamente digiuno) della grande eredità musicale lasciataci dal maestro.NOTA DELL’AUTORE: Il presente articolo è stato pubblicato ieri (20 agosto 2015) con un grave errore di fraintendimento avvenuto nella sua stesura, e pertanto stilato riferendosi alla morte del direttore come ad un avvenimento dell’anno corrente piuttosto che del passato. Mi scuso con ognuno dei lettori incappati nella versione fallata dell’articolo, chiedendo perdono per un errore dettato dalla distrazione e dall’inganno teso da alcuni articoli pubblicati in questi giorni da testate di settore per commemorare l’anniversario di morte del Maestro. Ringrazio particolarmente gli utenti intervenuti per la segnalazione del “misfatto”.Francesco Sicheri