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Jazz On! – Gli intervalli #4

Bentrovati a tutti i MusicOffili, continuiamo ancora a parlare di intervalli, oggi svilupperemo delle idee per rafforzare il nostro orecchio avvalendoci dell'uso di basi modali; inoltre daremo un piccolo accenno di un sistema di notazione simbolico delle linee di intervalli che ho adattato da poco tempo e che ritengo m

Bentrovati a tutti i MusicOffili, continuiamo ancora a parlare di intervalli, oggi svilupperemo delle idee per rafforzare il nostro orecchio avvalendoci dell’uso di basi modali; inoltre daremo un piccolo accenno di un sistema di notazione simbolico delle linee di intervalli che ho adattato da poco tempo e che ritengo molto utile.
Come abbiamo già spiegato negli articoli precedenti, che consiglio di leggere a chi non l’avesse ancora fatto, possiamo costruire delle linee di intervalli e studiarle lungo tutta la tastiera in modo razionale e organizzato. Se fatto con costanza, questo lavoro dovrebbe portarci a migliorare la nostra conoscenza della tastiera e soprattutto a sentire le melodie che andremo a eseguire prima ancora di suonarle. Lo scopo è quello di arrivare a pensare per intervalli, sia in termini melodici che armonici.Per migliorare questo aspetto possiamo costruire delle semplici basi modali con le fondamentali che si muovono in modo casuale. Questo tipo di lavoro mi è stato (ed è tuttora) molto utile ed è uno dei tanti preziosi consigli che ho ricevuto dal grande chitarrista e didatta Dario Lapenna. Anni dopo ho ritrovato qualcosa di simile ma con voincing diversi anche sul libro “The Advancing Guitarist” di Mick Goodrick, un must per ogni chitarrista jazz e non solo.
In questo esempio vi propongo i voicing da suonare sul modo dorico. Useremo le triadi maggiori sul III e IV grado del modo (IV e V grado della scala maggiore da cui deriva). Queste due semplici triadi, assieme al basso ci danno moltissime informazioni. Di fatto ci evidenziano 6 note sulle 7 della scala e quindi sono più che sufficienti per sentire le note “in” da suonare. Ecco qui un esempio di armonizzazione per D dorico che possiamo applicare a tutte le altre fondamentali.Come si può vedere abbiamo utilizzato i rivolti delle triadi in posizione stretta ed un rivolto delle triadi late. Gli esempi potrebbero continuare e si potrebbero introdurre anche voicing che non sono derivati da triadi. Suoniamo la base con un beat non troppo veloce, consiglio 70/80 bpm, alternando le triadi sul basso come nell’esempio sopra. Cambiamo le fondamentali in modo casuale, senza preoccuparci troppo di salti eccessivi. Da D dorico a Gb Dorico a B dorico a F dorico, etc…Domanda: se avessi voluto suonare il modo lidio o il misolidio quali triadi avrei dovuto utilizzare? Provocazione: e se invece delle triadi avessi voluto utilizzare dei voicings costruiti per intervalli armonizzandoli lungo la scala/modo del momento? Le triadi rientrano in questa categoria?Una volta registrati almeno un paio di minuti della nostra base siamo pronti per iniziare a lavorarci sopra con le nostre linee di intervalli. Di seguito un esempio di base registrata con questi criteri sul modo dorico:Per cominciare possiamo muoverci solo per grado congiunto su e giù utilizzando solo intervalli di seconda cercando di suonare dentro il modo e di evitare le famose note “svizzere” (non consone insomma, non ce ne vogliano i nostri lettori elvetici). È un esercizio difficile all’inizio perché si tratta di far lavorare tantissimo l’orecchio, che spesso tra noi chitarristi è un po’ assopito.
Si può, per rendere il tutto più essenziale e semplice possibile, suonare su una sola corda o su set ristretti di corde. Successivamente, quando questo lavoro è stato svicerato abbastanza e si è raggiunto un buon livello di confidenza, si può passare ad un livello di difficoltà maggiore e suonare gruppi di intervalli regolari. Scegliamone uno di almeno 4 note (quindi 3 intervalli) e reiteriamolo su e già. Possiamo spostare la nostra linea per grado congiunto oppure per salto; iniziamo dal grado congiunto e lavoriamoci in modo approfondito per poi iniziare a spostarci per terze, quarte, etc…
Nel seguente esempio audio suono una linea composta da: terza discendente, terza discendente, seconda ascendente spostandola su e giù con una certa libertà.Per semplificarci la vita introduciamo la seguente notazione molto più compatta ed immediata per rappresentare quanto abbiamo appena suonato: [-3,-3,+2]. Provate ora ad applicare qualcuno dei seguenti esempi:[+2,+2,+3][-3,+2,-4][+3,-2,+3][+5,-2,-2][+4,+4,+2][-5,+2,+2]Se volessi spostare una di queste linee per grado congiunto lungo la scala userei questa notazione:[2][+2,+2,+3]Dove il [2] sta ad indicare lo spostamento per seconde ascendenti o discendenti del pattern, come in questo esempio:Prossimamente scriverò ancora su questo sistema di notazione degli intervalli, approfondendo anche il discorso per gli intervalli cromatici che richiedono una numerazione differente. Non scoraggiatevi subito se l’esercizio dovesse risultare troppo difficile (quando introduco pattern nuovi lo è anche per me). È un lavoro che può richiedere anche diverse settimane di applicazione costante per iniziare a produrre frutti e all’inizio può essere un po’ frustrante ma è davvero qualcosa di importante. Ed è davvero il primo passo per iniziare a padroneggiare una componente che in tutta la musica improvvisata è a dir poco fondamentale: l’orecchio!Come al solito buon lavoro e buon divertimento a tutti!Gianni Salinetti
JAZZ ON!