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Il suono del chitarrista #3

Cari Musicoffili, oggi riprendiamo il discorso sulla creazione di un suono utilizzando una catena di pedali come indicato negli articoli precedenti, o una semplice pedaliera all-in-one. Ricordo che la catena di effetti cui faccio riferimento è composta da un compressore, uno o due overdrive, un effetto di mo

Cari Musicoffili, oggi riprendiamo il discorso sulla creazione di un suono utilizzando una catena di pedali come indicato negli articoli precedenti, o una semplice pedaliera all-in-one. Ricordo che la catena di effetti cui faccio riferimento è composta da un compressore, uno o due overdrive, un effetto di modulazione (chorus), delay e per chi lo usa riverbero; invece la pedaliera all-in-one utilizzata è una semplice ma efficace Carl Martin Quattro, mia compagnia di viaggio in numerosi concerti all’estero, dove la praticità e la semplicità deve essere spesso la regola.

Questa volta ho pensato di farvi ascoltare alcuni esempi sonori prendendo come punto di riferimento alcuni brani famosi e alcuni suoni di chitarra che hanno fatto la storia della musica; il mio obiettivo e scopo non è rifare nota per nota i brani, ma avvicinarmi, se possibile, al suono degli stessi, ovviamente avendo a disposizione strumenti che possono essere alla portata di tutti e non le colonne di amplificatori usate nei dischi originali.
I brani sono registrati live con uno Zoom H1 senza sovraincisioni, l’amplificatore usato è un Mezzabarba Z18, le chitarre usate sono una Suhr Classic Pro HSS  con pick up Lollar al ponte e single coils V70, e una Les Paul 59 Vos.

Il primo esempio non è in realtà un brano famoso ma una personale improvvisazione in E maggiore usando solamente la Carl Martin Quattro, compressore e overdrive, per dimostrarvi come con “poco” si può ottenere un buon suono rock.

Il suono del chitarrista #3

Il secondo esempio è un classico del rock, uno dei soli più belli e più difficili da suonare: “Hotel California” degli EaglesQui la chitarra usata è una Les Paul 59 Reissue Vos del 2014 Sunrise Teaburst, e solo in questo caso un mini ampli Blackstar Fly da soli 3 watt senza effetti esterni, utilizzando l’ampli al massimo con una punta del suo delay interno.

Il suono del chitarrista #3

Il terzo esempio prende spunto da uno dei suoni di chitarra a mio avviso più belli delk’era moderna, quello di Joe Satriani; qui è stata utilizzata una catena che comprende compressore, Od box Masotti, chorus e delay. Il solo è una libera interpretazione di “Always with me, always with you”.

Il suono del chitarrista #3

Il quarto esempio prende spunto dal suono di un altro mostro sacro, Steve Vai;  qui il tentativo è di avvicinarsi utilizzando la stessa catena di prima ma con un Eventide H9 al posto del chorus.

Il suono del chitarrista #3

Il quinto e sesto prendono spunto da uno dei brani rock più famosi di sempre: Beat It. Per semplificare le cose la chitarra ritmica è suonata da Steve Lukather mentre il solo come tutti sanno dall’immenso Eddie Van Halen. Troverete prima l’esempio del riff e poi il solo, ho utilizzato solo compressore overdrive e una punta di delay.

Il suono del chitarrista #3

L’ultimo esempio è un altro brano famosissimo questa volta degli Whitesnake, ho provato a ricreare il suono dell’originale con i mezzi a disposizione.

Bene, come avete sentito pur non disponendo di muri di amplificatori e rack costosissimi ci si può avvicinare ai suoni dei grandi, e lavorando sugli effetti a disposizione si possono personalizzare e farli propri.

Alla prossima puntata e buona musica a tutti.
Francesco Savarese