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Due storie quasi parallele – Pt.1

Come qualcuno ha detto, il nostro lavoro è pensare a voi ogni giorno della settimana, ogni ora ed ogni istante, siete voi la ragione vera della nostra esistenza e “Factory” significa anche questo; inizio quindi questa mia collaborazione con MusicOff al solo scopo di trasmettere le mie modeste conoscenze in materia

Come qualcuno ha detto, il nostro lavoro è pensare a voi ogni giorno della settimana, ogni ora ed ogni istante, siete voi la ragione vera della nostra esistenza e “Factory” significa anche questo; inizio quindi questa mia collaborazione con MusicOff al solo scopo di trasmettere le mie modeste conoscenze in materia di “Storia degli strumenti ed amplificazione musicale”, partendo proprio dalle due ditte più gettonate dai chitarristi, bassisti ed anche altri, ma soprattutto da queste ultime generazioni che hanno conosciuto la “chitarra elettrica”: Gibson e Fender. Comincerò dai loro fondatori e dalle storie delle factory che portavano il loro cognome, sotto certi versi parallele, ma evolutesi poi diversamente, della loro nascita ed evoluzioni, ma in tempi molto diversi e con obiettivi diversi, accomunate da un buio periodo per entrambi, guarda caso quasi contemporaneo; vedremo la vendita da parte di Leo Fender alla Columbia Broadcasting System, CBS, il 1° gennaio 1965, per 13milioni di dollari della sua Fender Electric Instrument Company, così come vedremo per Gibson l’entrata in società della Norlin nel 1969, nata dalla fusione di CMI e di ECL Corporation, con presidente Norton Stevens, una casa importatrice di birra dall’Ecuador, passata poi in maggioranza rispetto alla consociata Chicago Musical Instrument (CMI),  cioè la Gibson di Maurice Berlin. Meno male che le cose poi si sono ristabilite, in entrambi i casi, nel 1985 (parlerò anche in seguito di questi periodi considerati di non eccelsa produzione). Per ordine cronologico debbo incominciare con la Gibson, fondata nel 1894 a Kalamazoo in Michigan, e poi parleremo di Fender, nata nel 1946, conoscendone i fondatori.
Orville Gibson, un garzone di un negozio di scarpe che vedeva lontano  Orville Gibson era nato nel 1856 a Chateauguy, non si conoscono però il giorno ed il mese di nascita; era entrato come garzone in un negozio di scarpe nel 1870, ma faceva anche il liutaio per passione, puntando tutto sul fondo armonico scolpito a mano da tavole di legno massello ed applicando subito questo suo “pallino” agli strumenti che costruì per primo nel suo piccolo laboratorio a Kalamazoo in Michigan, ove aveva fondato, nel 1894, la “Gibson Guitar Corporation”. Il primo strumento a cui applicò il fondo piatto scolpito fu un mandolino, che perse così la  forma a mezzo-uovo della parte inferiore della cassa armonica; poi la cosa fu estesa anche alle chitarre, che altro non erano se non la versione maggiorata, come forma, del suo mandolino.
Il mandolino fu chiamato in molte maniere diverse per finire definitivamente, con il management di Lloyd Loar, sotto il nome di F5, negli anni ,20 del XX° secolo (i primi si indicano invece oggi come Orville Model).   Dal 1908 si sa che Orville Gibson era diventato solo un salariato della Gibson, ma con cifra notevole per l’epoca, cioè 500 dollari che oggi corrisponderebbero a circa 12-13mila €; fu ricoverato svariate volte in ospedale tra il 1907 ed il 1911 con un ultimo ricovero nel 1916, per poi morire il 21 agosto del 1918 al St. Lawrence State Hospital di New York. Riposa al Morindside Cemetry a Malone New York. Finisco questa prima breve introduzione dedicata alla Gibson, facendo notare che molto si deve ai due manager: Lloyd Loar, in ditta dal 1919 al 1924 a cui sono legati sia il mandolino F5 che la chitarra jazz per eccellenza, la L5,  usata da Eddie Lang (il nostro Salvatore Massaro), ed il grande Ted McCarty, in ditta dal 1949 al 1966, quello che contattò e convinse Les Paul (Lester William Polfuss, nato a Waukesha il 9 giugno 1915 e morto a New York il 12 agosto del 2009), all’esclusiva della sua solid body nel 1952, idea nata con la The Log, cioè “il ceppo”. Questo strumento nacque nelle pause del fine settimana in Epiphone ove gli avevano concesso di poter lavorare quando non c’erano gli operai, a partire da un’acustica Epiphone, con la cassa tagliata a metà, a cui fu poi aggiunto un blocco centrale in acero da 10 cm. Lo strumento fu inizialmente deriso dai vertici della stessa ditta (la chiamarono “ un manico di scopa con pickup“).   Clarence Leonidas Fender, un contadino e sassofonista mancato
Leo ( Clarence Leonidas ) Fender, nacque a Anaheim in California, il 10 agosto del 1909 da una famiglia di agricoltori, morì a Fullerton il 21 marzo 1991, era affetto dal Morbo di Parkinson. Leo si diplomò nel 1928 e completò con successo gli studi in Economia al Fullerton Junior College, ma aveva, già dal 1922, la passione dell’elettronica e costruiva gia qualche semplice apparecchio radio e qualche impianto d’amplificazione, detti P.A., che poi fittava. Si dice che si cimentò a costruire anche qualche semplice chitarra nel 1925, però come musicista ci resta solo una foto di lui che imbraccia un sassofono contralto, era impegnato con questo strumento nella banda scolastica. Nello stesso anno (1928) entrò come ragioniere nel “Dipartimento Autostradale dello Stato della California”, posto che perse a causa della depressione post-crisi del 1929. Non si perse d’animo, continuò la sua attività di riparatore di apparecchi radio e sposò nel 1934 la sua fidanzata Ester Klosky (che morirà di cancro nel 1978); fondò anche il “Fender’s Radioservice “ a Fullerton nel 1938. Poi con un certo Doc Kauffman, un fuoriuscito da Rickenbacker (ve ne sarà un altro di questi fuoriusciti all’inizio dell’era Fender CBS, ne parlerò a tempo debito), fondò la K&F Company nel 1944, ma l’anno prima aveva già costruito la sua prima chitarra elettrica in assoluto, una Lap Steel che sarebbe diventata solo in seguito la Champ. La cosa durò poco, solo 2 anni, ma subito dopo, sempre nel 1946, Leo fondò insieme a George Fullerton, la Fender Electric Instrument Company. Da questo momento inizia la leggenda di Leo, prima con la Broadcaster ed il modello più economico ad un pickup, la Esquire; la Broadcaster poi divenne Telecaster nel 1951 per una controversia legale con la Gretsch che aveva in catalogo una batteria a nome Broadkaster, però per quasi un anno fu commercializzata senza il nome del modello (oggi ricercatissime, queste chitarre del 1950 sono chiamate NoCaster). La Broadcaster fu bruciata sul filo del traguardo dalla chitarra che Paul Bigsby fece per un chitarrista  conosciutissimo, Merle Travis, mentre la rivincita di Leo Fender avvenne nel 1954 con la Stratocaster, nata sui dettami di un altro chitarrista, Billy Carson; oltretutto, c’era stato un evento altrettanto importante che avrebbe portato per sempre Fender sulla gloria degli altari della storia, la nascita della prima chitarra basso, il Fender Precision Bass nel 1951.   Seguirono anni frenetici di nuovi modelli, innovazioni e sperimentazioni ardite, ma il 1° gennaio 1965 Leo, inspiegabilmente, vendette la sua compagnia alla CBS per 13 milioni di dollari; lui disse che era convinto di avere poco ancora da vivere, cioè con sue parole “Di lì a poco avrei visto l’erba dal lato delle radici”, modo anglosassone per dire che sarebbe stato morto e sepolto, il tutto perché aveva contratto un’infezione da ameba che avrebbe risolto solo 10 anni dopo.
Per il momento mi fermo qui, la prossima puntata verterà su questo stesso argomento, sperando di avervi incuriosito con questa prima parte! Franco Maresca
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