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Death – N.E.W

Prima delle distorsioni taglienti e delle armonie oscure; prima della doppia cassa e del blast beat; prima dello scream; insomma, prima del death metal e delle sue tematiche tetre ed apocalittiche c'era un gruppo che decise, nel 1971, di chiamarsi Death, un monicker in netto contrasto con la vitalità gioiosa e l'energ

Prima delle distorsioni taglienti e delle armonie oscure; prima della doppia cassa e del blast beat; prima dello scream; insomma, prima del death metal e delle sue tematiche tetre ed apocalittiche c’era un gruppo che decise, nel 1971, di chiamarsi Death, un monicker in netto contrasto con la vitalità gioiosa e l’energia coinvolgente sprigionata dalla loro musica. Erano tre fratelli di colore, originari della Detroit in pieno fermento Motown, che imbracciati gli strumenti furono tra i primi a gettare le basi del punk.La storia dei fratelli Hackney si interrompe bruscamente nel 1977 quando la casa discografica che li aveva ingaggiati gli chiese di cambiare nome per una maggiore commerciabilità, scontrandosi con la strenua opposizione del terzetto. Rimasero solo sette tracce registrate, che rispunteranno nel 2009 confluendo nel primo vero e proprio cd “…For The Whole World To See” e in un documentario del 2013 intitolato A Band Called Death.Una vera e propria epopea, giunta finalmente al riconoscimento (non goduto purtroppo dal maggiore dei tre fratelli, David, che ci ha lasciato nel 2000, sostituito da Bobby Duncan) e che continua nel 2015 con il nuovo album dal titolo decisamente auto-ironico, N.E.W.L’album parte subito in quarta con “Relief“, una gradevole cavalcata rock, forte del cantato esaltato e di un coinvolgente refrain. L’età di questi “ragazzini” non si fa decisamente sentire. La produzione è secca, senza troppi fronzoli. Batteria centrale, basso in primo piano, chitarre squarcione e frenetiche. Gli stop and go caratterizzano “Look At Your Life“, spensierata e rumorosa, con il suo andamento dondolante.A proposito di dondolio, altro episodio positivo è l’energica “The Times“, puro rock ‘n roll “fracassone”. Purtroppo non tutti i brani mantengono alto il livello del lavoro e pur essendo spesso brevi non sempre riescono nell’intento di un pieno coinvolgimento. Cosi pezzi come “Playtime” (che ha un bridge interessante) o “At The Station” sono penalizzati da un sound fin troppo generico, pur non essendo prive di spunti potenzialmente esplosivi.Positive invece le ultime tracce tra cui “You Are What You Think“, che va controcorrente rispetto al mood del cd essendo basata su un riff lento e un cantato cantilenato di stampo “sabbathiano”, o la penultima “Resurrection“, veloce, diretta, punk. Tirando le somme non si può che provare ammirazione per un gruppo ormai riconosciuto da tanti come seminale per una tipologia di sound che diverse band (ovviamente parliamo di Stooges e MC5) portarono al pieno sviluppo pochi anni dopo.Purtroppo l’album pur non essendo particolarmente lungo, non riesce a mantenere sempre alta l’attenzione, risultando gradevole e funzionale ad un ascolto non troppo impegnato. D’altronde, da un certo punto di vista, sarebbe chiedere troppo sia alla band che al genere.Pasquale VaccaroGenere: Proto-Punk, Punk, Rock ‘N RollTracklist:
1. Relief
2. Look At Your Life
3. Story Of The World
4. The Times
5. Playtime
6. At The Station
7. Who Am I
8. You Are What You Think
9. Resurrection
10. ChangeLineup:
– Bobby Duncan(chitarra)
– Bobby Hackney (basso e voce)
– Dannis Hackney (batteria)Progetti simili consigliati: The Stooges, MC5